Corruzione all'Europarlamento?
Sette persone arrestate, indagini in corso su presunte corruzioni all'Europarlamento. Un pericoloso crocevia tra Bruxelles, Mondiali di calcio e autorità del Qatar. Le notizie sull'inchiesta rivelate dai giornali belgi Le Soir e Knack. Coinvolti la vicepresidente dell'istituzione Eva Kaili, l'ex eurodeputato Antonio Panzeri e diversi altri italiani.
Bruxelles trema per un’inchiesta della magistratura belga su presunte corruzioni al Parlamento europeo e l’infiltrazione di un’organizzazione criminale nell’Eurocamera, sospettata di influenzare le politiche Ue e di corruzione da parte del Qatar. Le notizie sulle indagini sono state lanciate sabato dai giornali belgi Le Soir e Knack.
La stampa belga parla di 16 perquisizioni in 14 indirizzi diversi a Bruxelles nell’ambito di questa indagine di presunta corruzione all’Europarlamento. Tra gli indagati per il momento ci sono sette persone, tra queste figurano almeno quattro italiani: l’ex eurodeputato del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D), ora presidente della Ong “Fight for impunity”, Antonio Panzeri; la vicepresidente del Parlamento Ue, europarlamentare del gruppo S&D, la greca Eva Kaili; l’ex assistente parlamentare di Panzeri e compagno della Kaili, Francesco Giorgi; il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), Luca Visentini; il direttore della Ong “No peace without justice”, Niccolò Figà-Talamanca. In Lombardia sono state arrestate anche la figlia e la moglie di Panzeri, Maria Colleoni e Silvia Panzeri.
Le Soir sostiene che a Bruxelles, a casa di Panzeri, gli inquirenti hanno trovato cinquecentomila euro in contanti. Stando a quanto riportano i quotidiani belgi sulle informazioni degli inquirenti, si sospetta che “un Paese del Golfo” abbia tentato di compiere ingerenze sulle decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. Facile intuire che il Paese sia il Qatar, dove in questi giorni si stanno svolgendo i Mondiali di calcio.
Panzeri è stato segretario della Camera per il Lavoro di Milano, attivista nel sindacato Cgil, europarlamentare per tre mandati, dal 2004 al 2019: prima nella lista Uniti nell’Ulivo, poi nel Partito democratico, che ha lasciato per aderire al partito Articolo 1. Tra gli incarichi ricoperti, Panzeri è stato presidente della sottocommissione per i diritti umani al Parlamento europeo. Dopo il suo ultimo mandato politico all’Eurocamera, Panzeri è rimasto a lavorare come lobbista nella capitale belga per l’organizzazione Fight for impunity, che promuove la lotta contro le impunità per le violazioni dei diritti umani, di cui è fondatore e presidente. Mentre Visentini è stato vicepresidente e poi segretario generale, dal 2007, della Confederazione europea dei sindacati (Ces/Etuc). Da poche settimane, Visentini è stato eletto segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati.
Intanto, non si è fatta attendere la reazione del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo che ha chiesto l’espulsione immediata della vicepresidente del Parlamento Ue, Kaili. Il gruppo politico ha ribadito la piena collaborazione con la magistratura per fare luce sulle presunte corruzioni all’interno dell’Eurocamera. “Siamo sconcertati dalle accuse di corruzione nelle istituzioni europee. Il gruppo S&D ha tolleranza zero per la corruzione. Siamo i primi a sostenere un’indagine approfondita che preveda la piena divulgazione delle informazioni e collaboreremo con tutte le autorità investigative. In questo spirito, non commenteremo pubblicamente i procedimenti giudiziari in corso”. I Socialisti e democratici chiedono anche la sospensione dei lavori parlamentari su temi sensibili rispetto all’indagine in corso: “data la gravità delle accuse, fino a quando le autorità competenti non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti, chiediamo la sospensione dei lavori su tutti i dossier e delle votazioni in plenaria riguardanti gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti e le visite previste”.
“Il nostro Parlamento europeo è fermamente contrario alla corruzione”. Roberta Metsola affida a un tweet un breve, scontato, commento sulla vicenda giudiziaria che sta investendo l’Assemblea comunitaria in queste ore. La presidente maltese non può fare altro. Affidarsi alla magistratura, dimostrando piena fiducia nella giustizia in attesa di capire se le pesanti accuse mosse alla vicepresidente greca Eva Kaili, all’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri e a diverse altre persone finiscano in una bolla di sapone. Ma la realtà, al momento, sembra un’altra. “In questa fase, non possiamo commentare alcuna indagine in corso se non per confermare che abbiamo cooperato e coopereremo pienamente con tutte le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie competenti”, sottolinea Metsola. Per poi concludere: “faremo tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia”.
E già si guarda alle prossime ore, quando l’Europarlamento si ritroverà in plenaria che durerà sino al 15 dicembre a Strasburgo. Quella di dicembre è sempre una sessione particolarmente intensa, con un’agenda fitta, che rischia di essere travolta dalle notizie di arresti, accuse di corruzione, ulteriori perquisizioni, dopo le 16 già effettuate in questi giorni nella capitale belga. Eric Van Duyse, portavoce del Procuratore federale di Bruxelles, ha dichiarato ieri che “si tratta di un fascicolo già aperto qualche mese fa dalla Procura federale per sospetta corruzione, riciclaggio e organizzazione criminale, che riguarda una potenziale corruzione del Parlamento europeo da parte di uno Stato del Golfo Persico”. Aggiunge:
“Lo scopo della corruzione è cercare di cambiare le decisioni politiche o economiche dell’Eurocamera”.
Passano poche ore e vengono alla luce i nomi di Kaili, Panzeri, del segretario dei sindacati internazionali Visentini, della moglie e della figlia di Panzeri (arrestate nella loro residenza nella Bergamasca) e di altri sospettati. Ma le indagini – secondo voci informate – stanno proseguendo e potrebbero investire altre figure di spicco della politica europea.
Le accuse ruotano attorno agli obiettivi di influenzare le posizioni politiche del Parlamento europeo e tutelare il buon nome del Qatar, sviando le accuse e i sospetti – più che legittimi – di violazione dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, morti in effetti a migliaia nella costruzione degli stadi che in questi giorni ospitano i Mondiali di calcio. Torneo, non va trascurato, a suo tempo assegnato fra mille sospetti di corruzione… Un tempismo quindi che fa pensare ad una vera e propria bomba a orologeria.
La cronaca giudiziaria dirà degli sviluppi dell’inchiesta. È necessario comunque fare pulizia, anche per restituire trasparenza e credibilità all’unica istituzione comunitaria eletta a suffragio universale, che dovrebbe appunto rappresentare tutti i cittadini europei. Di certo a Bruxelles serpeggiano timori di ulteriori coinvolgimenti. Dal Parlamento trapela una dichiarazione di piena collaborazione con le autorità competenti, e non potrebbe essere che così.
L’Assemblea Ue ha finora visto, nella sua storia settantennale, pochi scandali. Pochissimi rispetto ai parlamenti nazionali degli Stati membri. Forse per questo l’inchiesta in corso suscita ancor più clamore. Qualche interrogativo sorge, fra l’altro, dal fatto che Eva Kaili sia stata immediatamente espulsa dal suo partito nazionale, il Pasok, e sospesa dal gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento. Una mossa che sembra però annullare il principio, valido per lei come per tutti, della “presunta innocenza” (benché giungano notizie di soldi nascosti nella sua abitazione). Dal Parlamento Ue, da qualche leader europeo e partiti nazionali stanno arrivando, indirizzate alla Kaili, richieste di dimissioni o di sospensione dal ruolo di vicepresidente dell’Assemblea. Posizioni sostenute persino da quei partiti che, recentemente, sono stati coinvolti in scandali non meno gravi, legati anche alla “sparizione” di milioni di euro. Forse, in questo caso, il principio sempre valido del “chi è senza peccato scagli la prima pietra” aiuterebbe a fare giustizia, evitando il giustizialismo, sempre e comunque nel rispetto della verità!