Com'è la minaccia del terrorismo in Europa
Diffuso nei giorni scorsi, il 4° Rapporto annuale sul terrorismo e il radicalismo in Europa, che è la terza regione maggiormente colpita dai terrorismi. In Italia sale la minaccia dell’anarchismo insurrezionale
È stato presentato nei giorni scorsi, il 4° Rapporto annuale sul terrorismo e il radicalismo in Europa, curato dal ReaCT, l’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo in Europa, diretto da Claudio Bertolotti. Il Rapporto fornisce un’analisi completa dell’evoluzione della minaccia del terrorismo in Europa e conferma che, negli ultimi tre anni, dal punto di vista quantitativo, la frequenza degli attacchi terroristici è rimasta lineare. Stando alle fonti Europol (rapporti TeSat), Global Terrorism Index (Gti 2023)1 e la base dati #ReaCT – Start InSight), l’Europa, spiega il direttore Bertolotti, è classificata come la terza regione maggiormente colpita dai terrorismi, seguendo la Russia e l’Eurasia, e l’America centrale e i Caraibi. I Paesi dell’Ue, il Regno Unito e la Svizzera sono stati afflitti nel 2022 da 50 attacchi terroristici di varia natura, una significativa flessione rispetto ai 73 del 2021.
Secondo le fonti citate, nel 2022 l’1,5% di questi attacchi sono attribuiti a movimenti radicali di sinistra (con una diminuzione dal 43% nel 2020 che, tuttavia, preannuncia un significativo aumento nel 2023 a causa delle azioni terroristiche compiute dai gruppi anarchici in Italia; il 4% a gruppi di estrema destra (7% nel 2020, confermando una tendenza decrescente dal 2018-19); il 24% sono azioni jihadiste (26% nel 2020). Secondo il “GTI – Global Terrorism Index 2023”, 19 dei 36 Paesi europei hanno fatto progressi nella lotta al terrorismo nell’ultimo anno. Dei 45 attacchi che si sono verificati in Europa nel 2022, solo 14 sono stati attribuiti a gruppi terroristici conosciuti, il 21% di tutti gli attacchi. In termini di vittime, l’Europa ha registrato 12 morti legate al terrorismo nel 2022, di cui 9 associate al terrorismo jihadista. La Grecia e La Francia sono stati i due Paesi più colpiti.
Il Rapporto indica che l’89% degli attacchi terroristici in Europa tra il 2004 e il 2022 è stato perpetrato da immigrati, di prima, seconda e terza generazione, sia regolari che irregolari. Esisterebbe quindi una correlazione statistica tra immigrazione e terrorismo; tuttavia, il numero di terroristi rispetto al numero totale di immigrati è così marginale che tale correlazione diventa insignificante: l’ordine di grandezza è di una unità per milione di immigrati. Dei 138 terroristi presi a campione dal database di Start InSight, 65 (47%) sono migranti regolari; 36 (26%) sono immigrati di seconda o terza generazione; 22 (16%) sono immigrati irregolari. Quest’ultimo dato è in aumento e rappresenta il 32% dei responsabili nel 2022. È anche significativo il numero di convertiti all’Islam europei, che rappresentano il 6% degli attaccanti. Complessivamente, il 73% dei terroristi sono residenti regolari, mentre il rapporto tra immigrati irregolari e terroristi è di 1 a 6. Inoltre, nel 4% degli attacchi sono stati impiegati bambini/minori (7) tra gli attaccanti.
Per ciò che riguarda l’Italia, il Rapporto riferisce che “negli ultimi 25 anni, gli anarchici insurrezionali italiani hanno compiuto numerosi attacchi non letali, tra cui sabotaggi, incendi e attentati bomba. Come abbiamo visto negli ultimi anni (2022-2023), in Italia c’è una crescente tendenza all’“anarchismo insurrezionale” che propugna l’insurrezione rivoluzionaria attraverso azioni dirette illegali e violente. Questo movimento è ispirato dal “grido di battaglia ideologico” di Alfredo Cospito, un terrorista condannato che attualmente è sottoposto a sorveglianza di massima sicurezza (art. 41 bis). Le idee radicali di Cospito hanno galvanizzato e incoraggiato vari gruppi anarchici nazionali e internazionali a ricorrere alla violenza come mezzo per raggiungere i loro obiettivi. Le idee di Cospito sono radicate in una profonda opposizione allo Stato, al capitalismo e a tutte le forme di autorità. Questo movimento ha compiuto, tra gli altri, numerosi attacchi non letali, tra cui sabotaggi, incendi, attentati bomba e aggressioni. Sebbene gli attacchi siano stati non letali, viene spiegato nel Rapporto – hanno causato danni significativi alle proprietà e hanno sconvolto la vita di molte persone innocenti”. La crescita dell’anarchismo insurrezionale in Italia è diventata “una minaccia significativa alla sicurezza, e si è diffusa anche in altre nazioni. L’impegno diffuso del movimento in termini di violenza e distruzione simbolica ha reso difficile per le forze di polizia contenerne e prevenirne le attività. Con la costante influenza di Cospito e di altri estremisti a lui associati, è probabile che la minaccia rappresentata all’anarchismo insurrezionale continuerà a crescere nei prossimi anni. Questa minaccia è diventata la forma più pericolosa di terrorismo non-jihadista interno nel Paese.
C’è un’altra minaccia terroristica che riguarda l’Italia e viene dai Balcani occidentali, territorio sensibile per la radicalizzazione dell’Islam e storicamente noto come “polveriera d’Europa”. Una realtà, si legge nel Rapporto, che conta circa 8 milioni di fedeli facenti parte di differenti comunità, per tradizione e lingua, e dalla quale dal 2012 sono partiti oltre mille cittadini per il Medio Oriente, unendosi alle milizie islamiste, non solo dell’Isis. L’Italia è esposta ad un cosiddetto “arco di instabilità” che, partendo dall’Africa Sub-Sahariana e dal Nord Africa, raggiunge i Balcani per poi estendersi verso il Vicino Oriente, il Golfo Persico e l’Asia Centrale. Le principali sfide che originano da questa vasta area e che minacciano la sicurezza nazionale italiana includono “l’immigrazione clandestina, la criminalità organizzata (droga e armi), le crisi regionali, la proliferazione di armi di distruzione di massa, il problema delle riserve energetiche e il terrorismo”. Le strategie dell’Italia per contrastare queste minacce consistono, spiega il Rapporto, “nel consolidamento della stabilità domestica di ogni Paese balcanico, anche attraverso il suo attivo impegno nelle missioni internazionali, nella garanzia di un corretto funzionamento delle istituzioni politiche locali, nel sostegno all’integrazione euro-atlantica della regione, nella prevenzione dell’ascesa di ondate di movimenti nazionalistici, nell’incoraggiamento delle opportunità italiane di commercio e investimento e nella lotta al terrorismo internazionale soprattutto di matrice islamica – che trova spesso nella regione balcanica sostenitori e proseliti”.