Le fake news attaccano agricoltura e zootecnia
Le fake news attaccano agricoltura e zootecnia. In che modo si possono riconoscere e contrastare? Il tema è stato al centro del convegno organizzato da Coldiretti nella sede di Brescia. “È arrivato il momento di capire - afferma il direttore, Massimo Albano – come difenderci dall'attacco che il nostro mondo sta subendo. Per farlo abbiamo bisogno di notizie, di dati, di conoscenza e di scienza. Dobbiamo approfondire per sapere come rispondere e difenderci”. Temi essenziali. “Questa mattina – spiega il capo servizio delle filiere zootecniche di Coldiretti nazionale, Giorgio Apostoli – affronteremo temi essenziali per tutti all’interno di un sistema come quello della zootecnia bresciana, la più importante d’Italia, che spesso rischia di essere raccontata in modo distorto sotto vari aspetti: carne sintetica, etichettatura, cambiamenti climatici, emissioni ambientali, benessere animale, accordi internazionali, sicurezza alimentare, riconoscimento del giusto prezzo, malattie come la Psa e l’aviaria, campagne di disinformazione generalizzata e molto altro ancora”. Focus sul tema della sostenibilità che si declina in tre grandi rami: economica, etica e ambientale. “Bisogna innanzitutto fare chiarezza – dichiara il direttore del Crea, consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, zootecnia e acquacoltura, Luca Buttazzoni – su due termini che devono essere usati con estrema precisione: impronta e impatto”. Un esempio chiaro di come spesso venga stravolta la realtà è il tema acqua. “I famosi 15.000 l di acqua utili a produrre 1 kg di carne comprendono infatti la pioggia che cade sui campi dove si coltivano foraggi e mangimi e quindi il 96% del totale rientra nel normale ciclo dell’acqua portando a 600 l il reale utilizzo di acqua destinato alla produzione”. Anche sull’inquinamento dell’aria bisogna avere le idee chiare: “Dobbiamo imparare a difenderci dagli attacchi esterni – prosegue Buttazzoni - e per farlo è necessario conoscere come funzionano esattamente le cose. La zootecnia è accusata di essere tra le principali fonti di emissione di gas serra, ma bisogna sapere che i bovini producono metano che, a differenza dell’anidride carbonica, non si accumula in atmosfera, anzi ci consente di contrastare il riscaldamento del suolo grazie alla trasformazione del metano in carbonio biogeno”. Ovviamente il percorso non si deve interrompere, ma bisogna sempre far meglio per ridurre ancora di più le emissioni di metano. “Il sistema Europa - conclude la presidente di Coldiretti Brescia, Laura Facchetti - è l’unico al mondo ad aver ridotto le emissioni di gas a effetto serra del 20% dal 1990 e tale dato potrebbe diminuire ancora guardando all’esperienza italiana, in cui le emissioni costituiscono il 7,1% rispetto al totale. Le potenzialità di miglioramento sono alla portata della nostra zootecnia puntando fin d’ora sulla gestione dei residui e sulla produzione di energia rinnovabile attraverso il biogas e il biometano”.