Confartigianato: la fiducia nell'Ue è in calo
Un sondaggio per raccogliere tra associati e imprese l’opinione riguardo l’Unione Europea, in occasione delle prossime imminenti elezioni. Risposte per comprendere le necessità e le aspettative del nostro territorio nei confronti dell’Ue.
C’è fiducia, ma in calo rispetto a 5 anni fa. E se per fare impresa la Ue non è del tutto rilevante ai fini delle attività rispondenti, vantaggiosa e fondamentale resta la libera circolazione di beni e persone, l’accesso, e la tutela, del mercato interno. Con meno regole interne, ma più protezione, e l’attenzione ed il sostegno alle eccellenze nazionali. Stiamo parlando di micro e piccole imprese, portatrici di quel “made in Italy” prezioso – e copiato – che resiste provando a competere con i big del web, e nella sfida alla concorrenza sleale e il fenomeno della contraffazione ancora diffuso e spesso veicolato proprio via web.
Tra le priorità ed i pericoli preoccupano in generale il clima caratterizzato da turbolenze geopolitiche, dalle guerre e dai cambiamenti climatici in cui si gioca la partita del mercato comune e, al suo interno, delle singole economie nazionali.
Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Sono molti i punti di svolta che la Ue e il prossimo Parlamento sono chiamati ad affrontare: crisi internazionali, svolta green e poi investimenti in infrastrutture, bandi ad hoc per le nostre più piccole imprese spesso tagliate fuori dai giochi, tutela delle peculiarità regionali (italiane) e delle nostre eccellenze. La Ue ci ascolti e faccia leggi che ci aiutino davvero. Sappiamo bene quanto e come le norme europee impattino sempre più su ogni aspetto delle nostre attività, per questo è necessario si parta dalle necessità delle Pmi meno strutturate, evitando di calare dall’alto leggi spesso confuse. Semplificare le procedure, snellire la burocrazia, supportare credito per transizione ecologica e digitale. Le micro, piccole e medie imprese e le imprese artigiane sono la spina dorsale dell'economia e della società europea. Contribuiscono all'occupazione, alla coesione sociale, alla qualità della vita, offrono un contributo sostanziale all’economia e alla società europea. L'Europa sarà in grado di affrontare le sfide future e aumentare il livello di benessere, crescita e occupazione solo con Mpi ed un’economia prospere».
Nel dettaglio dell’instant survey realizzata tra il 15 e il 29 maggio (495 imprese e associati rispondenti): fiducia nei confronti dell’Unione Europea: positiva o parzialmente positiva per il 46% dei rispondenti, negativa per il 34% e con il 20% di indecisi/non risponde.
Alla domanda se lavorare e fare impresa in Europa conta per la propria attività per per il 32% la risposta è positiva, irrilevante/ininfluente per il 40% e non è importante per il 28%.
Valutazione dell’impegno e delle azioni in ambito economico della Ue: positivo o molto positivo nel 36% dei rispondenti; neutro per il 25%, negativo/molto negativo nel 39% dei rispondenti.
Fiducia verso le istituzioni europee rispetto a 5 anni fa: in crescita per il 9% dei votanti, invariata/sufficiente nel 52% e in calo per il 39%.
Tra gli aspetti più rilevanti e vantaggiosi per il fare impresa in Ue resta in testa la libera circolazione di beni e persone (66%); l’accesso al mercato interno (48%), programmi di formazione e sviluppo (44%).
Capitolo di ciò che servirebbe alle imprese e di quale futuro per l’Unione. Per il prossimo futuro viene segnalata: la necessità di più protezione per il mercato interno europeo (52%), meno regole nel mercato interno (44%), svolta green (38%) e indipendenza energetica (34%).
Tra le priorità comunitarie da affrontare: l’instabilità geopolitica e le guerre (54%), il cambiamento climatico (48%), la natalità e le politiche familiari/di welfare (26%).
A livello nazionale si richiede che gli interventi siano indirizzati verso: infrastrutture e viabilità (51%), politiche migratorie comuni (40%), sicurezza (30%), formazione/lavoro per giovani/immigrati (29%).
Infine, l’artigianato e l’impresa “Made in Italy” ritiene fondamentale sostenere il prezioso “Made in Italy” con misure di incentivi e bandi su misura ora spesso fuori target (nel 69% dei casi), il contrasto e il contenimento alle superpotenze dei big del web (51%) e politiche di sviluppo e protezione delle singole peculiarità economiche (36%). Un made in Italy riconosciuto per la qualità dei prodotti (65%), competenza e know-how (55%) design e reputazione internazionale.