Agricoltura in ginocchio per la siccità
Coldiretti e altre sigle preoccupate per l'assenza di precipitazioni.Alpeggi in crisi. I laghi bresciani, salvo l'Idro, per ora "reggono"
Salgono a circa 2 miliardi le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo che lo classifica tra i primi posti dei più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti a macchia di leopardo.
È quanto emerge da un dossier realizzato nelle scorse settimane da Coldiretti e presentato all’Assemblea nazionale con gli agricoltori da tutte le province per il primo focus sull’impatto sull’agricoltura nazionale dall’eccezionale situazione climatica. Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche i vigneti e gli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte con l’allarme siccità che si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale con maggiori costi e danni in tutte le regioni anche se con diversa intensità.
Violenti nubifragi con trombe d'aria e grandine a macchia di leopardo hanno fatto peraltro salire in conto dei danni all'agricoltura stremata dalla siccità in una pazza estate segnata dal rincorrersi di eventi estremi con il divampare i incendi che hanno colpito non solo boschi ma anche animali allevati, pascoli, vigneti e uliveti con un impatto devastante sull’ambiente, l’economia, il lavoro e il turismo.
Le perdite provocate dalla siccità in Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro, i due terzi dei quali legate a perdite produttive su mais e frumento mentre il resto è diviso tra il calo nella produzione di latte, a causa delle alte temperature, e l’aumento dei costi energetici per le irrigazioni e per la ventilazione e il raffrescamento nelle stalle.
La perdurante siccità, poi, ha fatto scattare l’allarme fieno sugli alpeggi. Secondo un monitoraggio della Coldiretti Lombardia nelle province di Como, Lecco, Sondrio, Brescia e Bergamo, sui pascoli di montagna si registra in media un calo del 20% di erba a disposizione del bestiame. La situazione di allerta, in attesa delle pioggie annunciate per questa ultima settimana di luglio, riguarda circa 600 alpeggi lombardi con oltre 800 malghe – spiega la Coldiretti Lombardia – la maggior parte delle quali concentrate in provincia di Sondrio (37%), Brescia (30%), Bergamo (24%), Como (8%), Lecco (8%), ma presenti anche nel Pavese. In tutta la Lombardia i prati a pascolo superano i 109mila ettari, di cui quasi la metà in provincia Sondrio, 27 mila ettari nel Bresciano, 21 mila ettari nella Bergamasca, quasi 10 mila in provincia di Como, oltre 2.600 nel Lecchese e 500 ettari in provincia di Pavia. Appezzamenti a pascolo sono presenti anche a Varese (257 ettari), Mantova (146 ettari), Cremona (103 ettari), Milano (42 ettari), Lodi (22 ettari) e Monza Brianza (12 ettari).
“Quest’anno la stagione è partita molto male: siamo arrivati in malga a metà giugno e la poca erba presente a causa del caldo e della siccità era già in fiore con una reale scarsità di cibo per gli animali. Se dovesse tornare il caldo afoso con 35 gradi, saremo costretti a rientrare prima in azienda con maggiori costi per l’affitto della malga e per il reperimento di fieno e materia prima, come mais e soia, per l’alimentazione degli animali” spiega Buccio Aldino allevatore di vacche di latte a Bagolino (Brescia) e produttore di formaggio Bagoss che ogni estate si reca alla malga Valbuna.
Una situazione estremamente difficile, quella attuale, che obbliga tutte le realtà locali interessate al processo agricolo a tenere gli occhi puntati sui principali bacini indrici: lago di Garda, d’Iseo e Idro. Il Benaco, spiega Coldiretti Lombardia, è appena al 34,4% di riempimento del volume e negli afflussi di acqua registra un taglio di almeno il 60% rispetto alla media del periodo: in pratica entrano 28 metri cubi al secondo contro gli oltre 65 di media. Va un po’ meglio al Sebino, che è al 68,6%. La situazione più critica, nel Bresciano, è quella del Lago d’Idro, per il quale è stata ufficialmente chiesta la deroga al rilascio del Deflusso Minimo Vitale. I dati parlano di un livello di riempimento rispetto alla percentuale di regolazione del 46,92%, con riserve d'acqua non sufficienti per far fronte alle esigenze agricole nel medio e lungo termine".
“L’andamento climatico anomalo, prima in inverno con l’80% di pioggia in meno, poi con le gelate di primavera e adesso con queste ondate di caldo africano, sta creando non pochi problemi alle produzioni agricole – spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – sul fronte irriguo stiamo resistendo grazie al lavoro dei consorzi di bonifica insieme agli interventi degli agricoltori sulla pulizia dei canali che garantisce un migliore scorrimento dell’acqua. A questo punto però è necessario un ragionamento serio, anche a livello politico, sull’uso delle cave dismesse per accumulare l’acqua nei periodi di abbondanza”.