Vivere strusciato e penoso (1816)
Dai documenti dell'archivio parrocchiale di Carpenedolo conservate all'Archivio diocesano
Era il 1816 e il parroco di Carpenedolo, come tutti i parroci della Diocesi, forniva alle autorità governative il prospetto generale anagrafico della popolazione della sua parrocchia. Nel prospetto sono indicati come al solito i nati, i morti e i matrimoni celebrati, con distinzione tra fedeli di religione cattolica o protestante o ‘giudaica’. Nella registrazione dei defunti, oltre che una suddivisione per fasce d’età, si distingue anche per ‘qualità della morte’: ‘per malattia’ oppure ‘per violenza’.
Le cause di morte per malattia sono a propria volta articolate in ‘ordinaria’, ‘epidemica locale’ (legata cioè ad alcune malattie individuate localmente, tipo la pellagra) ed epidemica in senso generale. Invece le cause di morte ‘per violenza’ si distinguono in: giustiziati, suicidio, per disgrazia, uccisi da altri. Alla fredda registrazione dei numeri si accompagna però una dolente osservazione del parroco: “Per mancanza di vivere o per vivere strusciato e penoso, in una parola, per miseria” riferita probabilmente alle tante morti che quell’anno di carestia aveva seminato.
[Anagrafe 1816, Carpenedolo, 1816]