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Messico
di LIA COCCA 24 ott 2017 12:39

Vi racconto il Messico

In questo mese missionario proponiamo la testimonianza di Lia Cocca che in estate, dopo aver frequentato il corso del Cmd Nuovi Stili di viaggio, ha fatto un'esperienza di servizio in Messico con la comunità di Villaregia

Il Messico è un paese che non ti aspetti. È un paese in cui le spettacolari piramidi azteche convivono con la quotidianità di strade battute e quartieri senza fogne. Città del Messico è sempre in espansione in un ordinato (così almeno pare dall'alto) reticolo di vie tutte della stessa lunghezza. Alla sua periferia si trovano le aree di ampliamento, nuovi quartieri che ospitano volti provenienti da tutti gli stati della repubblica centroamericana. Tra questi quartieri circoscritti si trovano però ancora campi dove non è raro veder pascolare mucche o cavalli, o bambini improvvisare partite a calcio. In questi nuovi addensamenti sono poche le strade asfaltate, non sempre ci sono fognature e l'acqua corrente. Quando in estate arriva la stagione dei monsoni, è facile immaginare cosa diventano le strade battute. Questi fiumi di fango però rimangono tutt'altro che inutilizzati: tra i mototaxi che sfrecciano agili con i loro passeggieri, ci sono anche i missionari di Villaregia, che da più di 20 anni operano a Texcoco, alle porte della capitale messicana. Cinque diverse parrocchie, per un totale di quasi 20 mila fedeli, vedono impegnati una dozzina di missionari e consacrate nell'accompagnare la vita sociale e spirituale di queste comunità.

Sono stata in Messico per poco meno di un mese, accompagnando i missionari nelle loro attività quotidiane, che spaziavano dalla benedizione delle nuove case alla gestione di uno spazio per bambini come i nostri grest. Ho potuto osservare, soprattutto durante la “messa di alabanza” ossia una messa con l'adorazione, come il popolo messicano sia dotato di una forte religiosità. Un tipo di religiosità mostrata, che forse noi occidentali fatichiamo a comprendere, perché molto lontana da come siamo abituati a vivere la nostra fede, in particolare in un contesto pubblico. Danze, balli e canti con chitarre, percussioni e altri strumenti, accompagnano sempre le celebrazioni, che possono avvenire anche per strada, sotto un tendone e alla pioggia sferzante, e che si concludono sempre con qualcosa da mangiare tutti insieme. Questa esperienza mi ha mostrato come spesso la povertà, anche nelle sue forme più visibili, si accompagni a forme più forti e più sentite di comunità. Oltre alla grandissima ospitalità infatti, ho potuto sperimentare e osservare un calore che oggi qui fatichiamo a trovare. Un calore che si esprime fin dai gesti più semplici come il saluto, o dal condividere un pasto, per quanto umile possa essere.

Essere l'unica volontaria italiana ha avuto i suoi pregi: ho cercato di mettere tutta me stessa nelle relazioni con gli altri e questo mi ha permesso (nonostante l'ostacolo non indifferente della lingua) di confrontarmi con altri ragazzi molto di più di quanto fossi inizialmente disposta a fare. Ho condiviso gran parte della mia esperienza con un gruppo di volontari di Porto Rico e questo ha rappresentato un ulteriore arricchimento, nonché l'aver guadagnato i miei primi amici americani.

Un aneddoto mi è rimasto impresso: quando una missionaria mi raccontava la storia della Madonna di Guadalupe, che è vista come una vera e propria madre da tutti i messicani, si è soffermata su un fatto molto particolare. Fin dalle prime rappresentazioni Juan Diego, il pastore indio a cui apparve la Vergine nel 1531, viene raffigurato con i tratti somatici tipici dei messicani odierni, nati dalla fusione degli occidentali con gli indio. La cosa interessante è che la conquista spagnola era avvenuta solo 10 anni prima, quando era di fatto imprevedibile sapere che queste due culture agli antipodi avrebbero trovato il modo di fondersi. Questo essere qualcosa di nuovo ha portato il Messico a un'identità culturale molto forte, affascinante soprattutto per la resilienza che li contraddistingue. Un'esperienza di volontariato che, dopo aver fatto un percorso in preparazione con il centro missionario diocesano, mi ha insegnato molto in così poco tempo e che consiglierei a qualsiasi giovane che abbia voglia di mettersi in gioco e scoprire qualcosa in più non solo del mondo, ma anche di se stesso. 

LIA COCCA 24 ott 2017 12:39