Vestito di terra, fasciato di cielo
Un libro di luoghi e di persone. Un racconto di vita che spazia dalla Franciacorta al Lago di Garda, sulle orme di don Pierino Ferrari, uomo di Chiesa, prete innamorato di Cristo, profeta del nostro tempo con “in una mano il Vangelo, nell’altra la storia quotidiana”.
L’autore è Anselmo Palini, scrittore bresciano, guidato nelle sue opere dalla filosofia del “fare memoria del bene”, ossia far conoscere figure di uomini e di donne che hanno cercato di opporsi alle ingiustizie con la forza della loro parola e della loro testimonianza.
Il libro, edito da Ave, ripercorre le tappe più importanti della vita di don Pierino attraverso i luoghi dove è vissuto e le persone che ha incontrato. Luoghi e persone: la dimensione concreta di una quotidianità fatta di azioni e relazioni, vissuta intensamente, sempre con lo sguardo rivolto alla Trinità: “Vestito di terra, fasciato di cielo”, appunto.
E’ una scrittura corale questa, diretta da Palini e arricchita con i contributi di tante persone. Nei Ringraziamenti se ne contano oltre 30 e tra questi Mons. Giacomo Canobbio, che ha curato la Prefazione, e il giornalista Angelo Onger, che ha composto la Postfazione. L’Appendice è un testo nel testo: raccoglie numerosi scritti di don Pierino e le testimonianze di molte persone, laiche e religiose, che l’hanno incontrato e che hanno percorso un pezzo di strada con lui.
Don Ferrari cerca di incarnare la “civiltà dell’amore” di Paolo VI partendo dagli ultimi, dagli svantaggiati (minori, disabili, anziani, malati), e realizzando per loro servizi dedicati che hanno portato alla loro integrazione e inclusione, concetti rivoluzionari per gli anni Settanta e Ottanta.
La dimensione geografica è molto forte in questo libro. Da una parte Clusane, Brescia, Calcinato, Berlingo, ancora Clusane, Rivoltella del Garda: tappe di un cammino di fede , occasioni dove “la contemplazione dell’amore consente di sperimentare l’amore” (G. Canobbio, in A. Palini, Don Pierino Ferrari. “Vestito di terra, fasciato di cielo”, pag. 9). Dall’altra Mamrè, Susa, Gerico, Siloe, Jerusalem, Hebron, Sichem, Madian, Giaffa: le città bibliche che hanno dato il nome alle comunità e ai centri socio-assistenziali fondati da don Pierino (accanto a questi si ricordano anche l'Associazione Comunità Del Cenacolo, la cooperativa sociale Raphaël, l'Associazione Amici di Raphaël, la Fondazione Laudato Sì’).
I luoghi di cui si parla non sono solo spazi fisici, ma comunità cresciute grazie alla semina del sacerdote bresciano, talvolta anche avvalendosi di strumenti innovativi, adatti anche al coinvolgimento dei più giovani: carta stampata, radio, televisione, teatro, arte.
Palini evidenzia costantemente come il carisma e l’originalità di don Ferrari siano stati forti catalizzatori per molti. Se fossero mancati forse non sarebbero nate le due comunità: quella maschile, denominata “Del Cenacolo”, a Calcinato nell’anno 1962, e quella femminile, denominata “Mamrè”, a Clusane di Iseo nell’anno 1971. Qui don Pierino è riuscito a promuovere una “presenza” semplice ma significativa di testimoni di Gesù, “in obbedienza al Vescovo, nel servizio ai fratelli bisognosi, per la gloria di Dio” (P. Ferrari, L’amicizia nella comunità del Cenacolo, pag. 43).
Queste due esperienze sono anche figlie di un incontro fondamentale, quello con Madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo (al secolo Luisa Ferrari), descritto vividamente da Anselmo Palini e già trattato anche in due opere di Angelo Onger (“Ci legava una dolce amicizia. L’epistolario tra madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo e don Piero Ferrari” e “Storia piccolissima. Germe di unità d’amore”). Entrambi, don Pierino e Madre Giovanna, sono convinti che il Verbo si incarni in “ogni essere vivente, soprattutto nel piccolo e nel povero, nell’emarginato, in chi non regge il ritmo e resta indietro, in chi, direbbe Papa Francesco, si trova trattato come uno scarto” (A. Palini, Don Pierino Ferrari. “Vestito di terra, fasciato di cielo”, pag. 9). Forse questo è uno dei tratti che rendono così attuali questi due testimoni di fede.
E’ doveroso ringraziare l’autore per questo testo, ma è necessario anche chiedersi come questo possa essere “utile” per la crescita spirituale del lettore: “Non si tratta di chiedersi cosa farebbe don Piero se fosse ancora tra noi, ma di capire in che misura abbiamo fatto nostra la sua fede e abbiamo colto il soffio dello Spirito per essere qui e oggi in grado di far rinascere la sua capacità di trasferire l’amore trinitario nella quotidianità, con una risposta adeguata ai bisogni emergenti” (A. Onger, in A. Palini, Don Pierino Ferrari. “Vestito di terra, fasciato di cielo”, pag. 177).
Come ci direbbe anche oggi don Piero: “Di santi c’è bisogno. Non di statue, si capisce! Di gente che sente, che soffre, che ama, che cerca, che vive, che è vera”.