Uniti nel dono. La testimonianza di don Luciano
Ritorna la campagna promossa dalla Cei a sostegno dell’attività dei sacerdoti che in Italia sono 33mila e si dedicano alla vita delle comunità
“Uniti nel dono” è la campagna promossa dalla Cei a sostegno dell’attività dei sacerdoti. In Italia ci sono 33mila sacerdoti che si dedicano alle nostre comunità. Nella nostra diocesi ci sono 473 parrocchie e 636 presbiteri. Dal 1990 il loro sostentamento non è più a carico dello Stato, ma è affidato all’Istituto di sostentamento del clero e a tutti noi. Oltre alle offerte che ciascuno di noi può fare in chiesa, è possibile fare un’offerta anche attraverso il sito internet www.unitineldono.it. Si può versare tramite carta di credito, bonifico bancario o conto corrente postale. La donazione effettuata è anche deducibile dal reddito annuale fino ad un massimo di 1.032,91 euro. #donarevalequantofare è il messaggio che sintetizza l’ultima campagna pubblicitaria per il sostegno. Sono i donatori, insieme ai sacerdoti, a permettere alle comunità di esistere. Ciascuno dei sacerdoti è testimone della campagna attraverso la sua vita.
Don Luciano Ghidoni, classe 1971, è stato ordinato sacerdote nel 1997. Ha trascorso 9 anni all’oratorio di Muratello di Nave e 12 in quello di Orzinuovi. In molti lo ricordano al Jolly, fautore del pellegrinaggio 200x100. Duecento km percorsi a piedi lungo il Cammino di Santiago per raccogliere 100mila euro di donazioni, quelle necessarie per il nuovo campo da calcio dell’oratorio. Da due anni don Luciano è vicario parrocchiale dell’unità pastorale di Sarezzo, Zanano e Ponte Zanano. “Tre oratori al posto di uno” scherza don Luciano. “Ho la fortuna di stare ancora a contatto con i giovani, in tre realtà completamente diverse, seppur facenti parte dello stesso comune. Con una loro storia, i loro lati positivi e le loro difficoltà”. Come è andata? “Io e il parroco siamo arrivati in questa comunità in un periodo particolare, nel pieno della pandemia. Ma grazie ai mezzi moderni siamo riusciti a stare vicini alla gente, non ci siamo mai tirati indietro, e credo che la gente abbia apprezzato. È stata una bella occasione, per vivere come fratelli”. E oggi? “Oggi la mia giornata è sempre piena. Comincia la mattina presto con la preghiera, perché se non preghi la mattina presto, rischi durante il giorno di non riuscire a pregare più. La sfida è quella di bilanciare la vita spirituale con quella attiva, sapendo che anche le attività sono spiritualità, sono preghiera”. Come si gestiscono tre oratori? “Grazie alla grande collaborazione dei laici: giovani, adulti, adolescenti, sono coinvolti sempre di più. Si danno un gran daffare. C’è una grande ricchezza che le parrocchie hanno. Il ruolo del sacerdote deve essere sempre di più quello di valorizzare chi ci sta accanto. E di seguirlo. In realtà è uno scambio, è un do ut des”. Qual è oggi la priorità? “Abbiamo progetti su tutte le fasce di età. Ma la nostra vera priorità è costruire l’idea di comunità. È vero che ogni piccola comunità ha la sua identità. Ma ciò che dà senso alla mia presenza qui è proprio questo: costruire un’unità grande, dove ciascuno può dare il suo, ma in un cammino da condividere insieme. Dobbiamo lavorare non sui muri, ma sulle persone, per farle sentire unite”.