Un segno di calore sulla Balkan Route
Inizio questo articolo dalla fine: in un tempo in cui si assiste alla criminalizzazione della solidarietà, in particolare quella rivolta ai migranti, la nostra provincia sta invece dando dimostrazione di un bel segno di condivisione. Mi riferisco alla tragedia umanitaria che si sta consumando alle porte dell’UE, sulla quale si sono finalmente accese le luci nelle ultime settimane: un percorso migratorio chiamato “rotta” balcanica – forse più corretto chiamarlo “trappola” balcanica – che parte dalle isole hotspot della Grecia verso nord. Persone intrappolate almeno dal 2016, da quando l’UE ha chiuso l’accesso alla sua “fortezza” finanziando e confinando il problema in Bosnia. Il disegno? Impedire che queste persone arrivino dove desiderano, che possano presentare la domanda di asilo.
Si stima siano almeno 3.000 le persone, tra cui molte famiglie, dislocate in accampamenti informali nei boschi: si spostano evitando territori ancora infestati dalle mine antiuomo, provando dalla Bosnia il game, ovvero il tentativo con scarsa probabilità di successo di superare la frontiera per accedere all’Ue, frontiera dove si incontra quasi sempre la polizia croata che respinge con violenza inaudita. Nella mente le molte immagini viste in questi giorni relative in particolare al campo di Lipa, un altopiano a 30 km da Bihac, al confine settentrionale con la Croazia. Qui sono accampati circa 900 uomini, senza nulla, dopo che il campo era bruciato il 23 dicembre. Caritas Diocesana di Brescia, in accordo con i collaboratori di Caritas Italiana e Ipsia presenti in loco, ha lanciato una raccolta fondi per l’acquisto di legna da ardere là dove si muore di freddo. Sabato 19 gennaio sono stati consegnati a Lipa i primi 2 Tir ciascuno da 16 bancali di legna; altri 8 Tir sono in consegna questa settimana, finanziati con i contributi raccolti. 70 euro per un bancale di legna che per 1 giorno dà calore a decine di persone. Il freddo continua; l’invio del nostro calore pure. Grazie a voi!