Un santo che inquieta il nostro pensiero
Il ricordo di Paolo VI da parte di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nata 50 anni fa
“Paolo VI resta ancora un grande incompreso perché non è un personaggio emotivo e che lavora sulle emozioni. Paolo VI è l’uomo della cultura e del progetto; è l’uomo per cui la speranza di cambiare diventa un lungo progetto di cambiamento”. Parte da queste considerazioni il “Paolo VI” di Andrea Riccardi. Il ricordo del fondatore della Comunità di Sant’Egidio è quello di un papa che vanta ancora un credito nei confronti della democrazia repubblicana e della Chiesa. “Si deve a Paolo VI – afferma Riccardi – una grande contributo al consolidamento della democrazia in Italia nel secondo dopo guerra e alla formazione di una classe dirigente. Il suo fu un impegno forte e silenzioso per difendere e implementare la democrazia, terreno privilegiato per i valori cristiani”. La Comunità di Sant’Egidio, fondata 50 anni, nasceva proprio nella stagione in cui Montini lavorava su questo fronte con pazienza, pagando questo sforzo anche sul piano della salute personale. “Anche nel mondo vaticano – continua Riccardi – dovette misurarsi con chi non condivideva e non capiva le sue scelte perché era portatore di una modernità bresciana”.
Anche la Chiesa ha un debito nei confronti del Paolo VI di Andrea Riccardi. “Papa Montini – continua – pensava alla recezione del Concilio come progetto di riforma che avesse nel cristianesimo il segno di unità del mondo e delle genti”. Insomma, un’idea diversa, rispetto alla riforma a cui tende anche papa Francesco. Ciò che per Montini era un progetto, nel suo successorre è diventato un processo. “Paolo VI – continua ancora il fondatore della Comunità di Sant’Egidio – pensava a una Chiesa esperta di umanità in virtù del cammino bimillenario in mezzo agli uomini, dimostrando in questo anche una straordinaria abilità dialettica e argomentativa”.
Nel Paolo VI di Andrea Riccardi pulsava un grandissimo sogno di cambiamento del mondo, un sogno che poi si è scontrato con quello emotivo del ’68, con la contestazione. Il Papa che si appresta ad essere proclamato santo aveva un grandissimo ideale di cambiamento del mondo”.
Il ricordo di Andrea Riccardi va al discorso pronunciato da Paolo VI davanti all’assemblea delle Nazioni Unite: “Ho trovato in questo documento – ricorda ancora – che per me è una reliquia, tutto scritto a mano, con la sua calligrafia, da cui sono praticamente assenti correzioni, quasi un pensiero che sembrava sgorgare direttamente dal suo cuore. Era il pensiero di una Chiesa che si presenta alle nazioni, dopo un lungo viaggio, senza la pretesa di presentarsi come maestra di vita”. Quel manoscritto che scatenò la reazione di chi contestava al suo interno il mancato accenno alla verità di cui la Chiesa era portatrice, ha avuto modo di studiarlo a lungo, dopo esserne venuto in possesso legittimamente tramite il Vaticano, prima di pubblicarlo.
Proprio in questi giorni, con il decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che riconosce il miracolo, attribuito all’intercessione di Paolo VI, Montini fa un passo in avanti verso la santità. “Paolo VI – conclude AndreRiccardi – santo non lo sarà di certo alla maniera di Padre Pio, un santo che muove le grandi folle. Sarà invece un santo che inquieta il nostro pensiero e che interroga la nostra passione ecclesiale e civile e di questo Brescia, la Chiesa e il mondo devono essere particolarmente contenti”.