Tremolada: Tenete fisso lo sguardo su Gesù
"Cari candidati, siete all’inizio di un cammino. Tante sono le domande che – immagino – portate nel cuore. Non temete. Le risposte arriveranno col tempo. Una cosa è sicura: che questo cammino lo farete nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa. Non sarete soli". Leggi l'omelia del vescovo Pierantonio in occasione delle ordinazioni presbiterali
Carissimi candidati,
ecco arrivato il giorno atteso e solenne della vostra ordinazione presbiterale. I vostri cari si stringono intorno a voi. La fanno i numerosi sacerdoti. Lo facciamo tutti noi. Tutti invochiamo per voi la benedizione del Signore in questo avvio del vostro ministero e con voi ci disponiamo a vivere questo momento di grazia.
Il brano del Vangelo di Giovanni che avete scelto e che abbiamo appena ascoltato ha fatto risuonare l’invito di Gesù ai discepoli ad essere con lui una cosa sola, a rimanere in lui, nel suo amore. Questo invito segue la presentazione della metafora della vite e dei tralci: “Io sono la vite – dice Gesù – voi siete i tralci, rimanete attaccati a me come i tralci alla vite … Chi rimane in me – dice sempre il Signore – produce molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Il frutto prezioso della comunione con il Cristo risorto è una vita trasformata, santificata, redenta, sulla quale è posto il sigillo del Dio vivente. Noi vi auguriamo che il vostro ministero sia ricco di questo frutto, consapevoli che esso consiste in quelle opere di bene che il Signore Gesù ci ha guadagnato con la sua morte e resurrezione. Esse sono il segno evidente della comunione con lui.
Vorrei indicare alcune di queste opere lasciandomi aiutare dal brano che abbiamo ascoltato come seconda lettura. Qui – nella Prima Lettera di san Pietro – vengono presentati alcuni tratti fondamentali della vita nuova dei redenti, che mi sembrano essenziali in particolare per i ministri di Cristo. Siano il nostro augurio per voi.
“Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera” – dice anzitutto l’apostolo. Siate cioè prima di tutto uomini di preghiera. Colpisce che la preghiera sia la prima raccomandazione. Ci ricorda la considerazione dei Dodici in occasione della scelta dei sette uomini per il servizio delle mense a Gerusalemme. “Non potremo farlo noi – essi dicono. “Noi ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola”. Per un ministro la preghiera è la prima cosa. Nulla le va anteposto. Essa – cari candidati – sia il vostro respiro e il vostro nutrimento, la ragione della vostra pace. Essa vi mantenga ancorati al vostro Signore. Ricordate, però, come dice bene l’apostolo Pietro, che per dedicarsi alla preghiera occorre essere moderati e sobri. C’è bisogno di una condotta di vita vigilante, che conserva il suo ordine, che non si lascia travolgere dalle attività, che non è sovraccarica di beni e di distrazioni.
“Soprattutto tra voi ci sia una carità fervente – continua la prima Lettera di Pietro – perché la carità copre una moltitudine di peccati”. Il dono che avete ricevuto è quello di appartenere al presbiterio diocesano in forza del sigillo dello Spirito. Siete entrati nella grande famiglia dei ministri di Cristo, chiamati a santificare il popolo di Dio insieme a tutti i confratelli. Non pensatevi soli, insigniti di una dignità che vi isola dagli altri. Pensatevi insieme, uniti al vescovo e uniti tra di voi. Ecco cosa raccomanda ai presbiteri il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium: “In virtù della comunità di ordinazione e missione, tutti i sacerdoti sono fra loro legati da un'intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nelle riunioni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità (LG 28).
“Praticate l’ospitalità di ognuno verso gli altri – si legge ancora nella lettera di Pietro – senza mormorare. È questa una immagine molto suggestiva: accogliere l’altro come ospite, con rispetto e con piena disponibilità a offrirgli ciò di cui ha bisogno. Questo deve avvenire per il povero e lo straniero, ma anche per il confratello ormai ben conosciuto nel suo carattere e nella sua personalità. Il mormorare l’uno dell’altro non è segno di ospitalità e il fatto di conoscersi ormai bene non deve essere un impedimento a vivere l’accoglienza fraterna. La magnanimità e la pazienza danno alla carità una forma concreta e la rendono particolarmente preziosa. Sentirsi a casa nel cuore degli altri è una sensazione consolante. Amatevi dunque tra di voi. Fate al popolo di Dio il regalo di questa preziosa testimonianza. Coltivate tra voi una benevolenza fraterna.
La lettera apostolica prosegue: “Ciascuno metta il dono ricevuto a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia”. Siate dunque anzitutto riconoscenti per quello che vi è stato donato. Ringraziate per il dono del ministero, con il quale siete stati posti nella Chiesa come pastori. Grazie a voi il popolo di Dio potrà celebrare l’Eucaristia, potrà accogliere il perdono dei peccati, potrà essere benedetto, potrà ascoltare la parola della predicazione. Siete stati chiamati ad essere amministratori di una grazia multiforme. Siate generosi e diligenti nel farla fruttificare.
Da ultimo, l’apostolo esorta alla ricerca esclusiva della gloria di Dio. “Chi esercita un ufficio – egli dice – lo eserciti con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio, per mezzo di Gesù Cristo”. È un appello fermo alla libertà da se stessi, a non cercare la propria gloria. La gloria è destinata a Dio solo. “Nessun vanto se non nella croce del Signore” – ci ricorda san Paolo. Non cercate dunque riconoscimenti, di nessun tipo, non fate le cose per farvi vedere dagli uomini. Lasciate che sia Dio a darvi la ricompensa. Non pretendete di vederla. Sarete così amati da Dio e anche dagli uomini, i quali sanno quanto sia arduo vincere il pericolo della vanagloria. Amate i piccoli e i poveri, che non hanno nulla da offrirvi per farvi sentire grandi. Sia ricompensa per voi il loro sorriso, il loro grazie pronunciato sottovoce, la loro stretta di mano e i loro abbraccio. Tenete fisso lo sguardo sul Signore Gesù che da ricco si fece povero per renderci ricchi con la sua povertà. Lui che era come Dio si fece servo nostro per solo amore, senza attese di tornaconti. Fate dunque come lui. Lo stile del vostro servizio sia quello della gratuità, siate felici quando potete donare senza ricevere: allora tutto sarà consegnato a Dio.
Cari candidati, siete all’inizio di un cammino. Tante sono le domande che – immagino – portate nel cuore. Non temete. Le risposte arriveranno col tempo. Una cosa è sicura: che questo cammino lo farete nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa. Non sarete soli. Tutti coloro che sono qui a vivere con voi questo momento di grazia vi dicono che siete amati e vi ringraziano per la vostra risposta alla chiamata di Dio. Affidatevi all’azione dello Spirito santo: egli vi guiderà alla verità tutta intera e vi terrà ancorati al vostro Signore, come tralci attaccati alla vite. Vi darà uno sguardo profondo e non permetterà che la pace venga meno nei vostri cuori.
La Beata Vergine Maria, con il suo grande affetto di madre, vi custodisca dal male e implori sempre su di voi la benedizione di Dio.