Tosi: io giovane prete e Paolo VI
La prima parte del ricordo di mons. Enrico Tosi, uno dei decani della diocesi, che conobbe mons. Montini a Ponte di Legno
“Il mio Paolo VI” di mons. Enrico Tosi è in due parti: “quello dei miei anni giovanili, in cui il futuro Papa era ancora mons. Giovanni Battista Montini, Sostituto della segreteria di Stato Vaticana, e quello degli anni del mio impegno in Seminario, quando con i preti novelli si è iniziata la tradizionale visita al Papa, subito dopo l’ordinazione”. Mons. Enrico Tosi, uno dei decani del Clero bresciano, vanta una conoscenza diretta di Paolo VI. Primo aspetto: “Devo ringraziare il Signore – racconta - di essere stato destinato, sacerdote novello, al servizio della parrocchia di Ponte di Legno come curato, accanto a don Giovanni Antonioli. Era da poco terminata la Seconda Guerra mondiale e molte erano le difficoltà e i bisogni ma non poche erano anche le soddisfazioni del ministero sacerdotale. Uno dei doni a me più cari che il Signore mi ha fatto è sicuramente quello della conoscenza e di una certa confidenza con mons. Giovanni Battista Montini”. A Ponte di Legno aveva casa la famiglia di Lodovico Montini e qui solitamente saliva, per un breve periodo di riposo estivo, mons. Giovanni Battista. “La personalità distinta e riservata di mons. Montini, il suo afflato sacerdotale, mi affascinavano. Il pensiero poi del suo servizio molto vicino e personale a Pio XII, “Il Bianco Padre” degli anni della mia giovinezza, mi riempiva sempre di più l’animo di rispetto e ammirazione. Ben diverso era invece il suo accostamento personale ricco di semplicità, attenzione e affabilità. Questo alimentava la mia santa curiosità di conoscerlo sempre più profondamente”.
Al giovane don Enrico non bastava seguirlo alla Messa che celebrava con devozione ma senza affettazione e neppure nelle visite serali al SS. Sacramento. “Desideravo conoscerlo – continua nel suo ricordo – nella sua spiritualità sacerdotale che si intuiva da tutto il suo comportamento”. Preziosi da questo punto di vista furono gli incontri che in quegli anni don Tosi ebbe con Vittorio Bachelet, di passaggio a Ponte di Legno, e quelli praticamente quotidiani con Aldo Moro che saliva per le vacanze in Alta Valle per incontrare il futuro Papa. “Così – continua nella prima parte del ritratto del “suo Paolo VI” – incominciai così a vedere in mons. Montini non solo la personalità vaticana, ma il sacerdote che non rifiuta di dare il suo aiuto nell’ascolto delle confessioni e che si associa ai confratelli nei momenti di gioia della comunità parrocchiale”. Mons. Montini partecipò con mons. Tredici e Padre Bevilaqua all’inaugurazione del primo campo da tennis dell’oratorio di Ponte di Legno. Continuava a rimanere vivo nel giovane sacerdote il desiderio segreto di approfondire la conoscenza della spiritualità montiniana. “Incominciai a cogliere con semplicità quegli sprazzi di luce che emergevano dal suo comportamento: accostava i poveri quasi accostasse Cristo; ammiravo la sua umanità nell’ascoltare il grande mutilato della guerra del 15/18 che incontrava spesso all’inizio di via dei Villini dove abitava”. Piccoli sprazzi di umanità che sfoceranno nella sua “Populorum Progressio” e gli daranno il diritto di presentarsi all’Onu come esperto in umanità, quella stessa umanità che dimostrò incontrando e dialogando a Ponte di Legno con i ragazzi del catechismo, nella colonia estiva della Caritas. Poi per don Tosi vennero gli anni del Seminario, quelli a cui si deve la seconda parte del “suo” Paolo VI.