Suor Lucia e il grido dei poveri
Suor Lucia Molinari, missionaria nel sud dell’Argentina dal 1961, si dedica a tempo pieno alla pastorale, restando vicina ai bisognosi
“La nostra missione è nel quotidiano. Ogni giorno ci sono nuove sorprese”. Così suor Lucia Molinari, canossiana, si racconta. “Sono concentrata – spiega – sulla parte missionaria e sull’apertura ai bisogni dei fratelli, specialmente nelle zone rurali dove mancano sacerdoti e animatori”. In questi anni ha imparato soprattutto “la semplicità, l’umanità, il rispetto, l’importanza della crescita dell’altro, la fiducia nella provvidenza di Dio e la gioia”. Partita nel 1961 come novizia, vive in una comunità, nella regione del Rio Negro, con altre tre religiose argentine. “Svolgiamo la pastorale in tre paesi (Choele Choel, Lamarque e Luis Beltran). Le sorelle più giovani sono impegnate nel campo scolastico. Abbiamo scuole materne, elementari, medie e superiori. Proponiamo anche momenti di formazione comunitaria per tutti i giovani delle nostre scuole del Paese. Io e un’altra sorella ci dedichiamo, invece, a tempo pieno alla pastorale, restando vicine ai bisognosi e svolgendo, d’estate, missioni rurali sulle Ande e in Patagonia”. A 800 km dalla loro comunità: a El Bolson (più a sud di San Carlos de Bariloche), sulle Ande, ci sono i Francescani conventuali che guidano una parrocchia formata da più di 30.000 abitanti. Ci sono 13 centri rurali. In alcuni i sacerdoti si recano una volta alla settimana, in altri ogni 15 giorni o una volta al mese o una volta all’anno. “Noi andiamo una volta all’anno nella meseta patagonica per stimolare i laici nel servizio alla diocesi. C’è un bel gruppo che porta avanti la fede sia a livello spirituale sia materiale garantendo lavori manuali”.
Le eredi di Maddalena di Canossa (1774–1835), tra Argentina e Paraguay, sono in 65 e continuano il carisma della fondatrice: far conoscere Gesù, poiché non è amato in quanto non è conosciuto. Può sembrare strano ma ci sono alcune realtà del mondo ancora scoperte o in alcuni casi abbandonate. Da sempre sono impegnate nell’educazione, nell’insegnamento della catechesi e nella pastorale del malato. Nei villaggi apprezzano molto la presenza delle Canossiane che portano con il loro sorriso Cristo. Quando le incontrano, manifestano felicità. “Il saluto prima di entrare in ogni casa è fondamentale. Così avviene nella quotidianità della missione. Ci si saluta, ci si conosce, poi ci si apre. Tendenzialmente cerchiamo di prevenire le necessità. Cerchiamo di essere attente alla Chiesa locale e a quella universale: vogliamo formare i laici perché si sentano Chiesa. Durante l’estate si formano gruppi missionari che vanno ad aiutare nelle zone più in difficoltà”. C’è, quindi, un’azione missionaria anche all’interno dello stesso Paese. “Vivo in una Chiesa viva anche se si fa sentire non poco l’influenza delle Chiese evangeliche che approfittano dell’ignoranza della gente”.
*Ha collaborato Alessandro Menni