L’incontro regionale dell’Ordo Virginum
Vergini consacrate nella Chiesa locale, sentinelle di ascolto delle periferie esistenziali. Domenica 24 settembre al Centro pastorale Paolo VI è in programma, dalle 9 alle 16.30, l’incontro regionale dell’Ordo Virginum. Alle 11.30 è prevista la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, mentre nel pomeriggio c’è la restituzione dei lavori di gruppo alla presenza del vescovo Pierantonio Tremolada. Le consacrate a Brescia sono otto, a queste si aggiungono una candidata e due aspiranti. L’Ordo virginum è il luogo in cui si condivide e si matura la fede, e in cui ci si edifica reciprocamente. Ciò esige che la formazione sia anche comunitaria perché nella fraternità ciascuna impara a vivere con coloro che Dio le ha posto accanto, accettandone le caratteristiche positive, le diversità e i limiti. Tutte le dimensioni della consacrata sono coinvolte nella risposta alla chiamata: mente, cuore e volontà. Nella vita consacrata non si tratta solo di seguire Cristo con tutto il cuore, ma di esprimere l’adesione “conformativa” a Cristo dell’intera esistenza in una tensione che anticipa, nella misura possibile nel tempo e secondo i vari carismi, la perfezione escatologica.
Cosa dice, oggi, all’Italia, la consacrazione secondo il rito dell’Ordo Virginum? “La parola ‘verginità’ oggi come oggi – spiega mons. Paolo Ricciardi, Vescovo ausiliare di Roma per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, nonché, da febbraio 2023 Vescovo referente della Conferenza episcopale italiana per l’Ordo Virginum – sembra essere sparita dal vocabolario o comunque suona come qualcosa ‘fuori tempo’. Credo che la consacrazione secondo il rito dell’Ordo Virginum ci dice prima di tutto che non solo la Chiesa ma anche il mondo ha bisogno di verginità, di una purezza ritrovata, di una Bellezza che non viene da noi. Riferendosi – in una lettera alla sorella Celine – a santa Cecilia, Teresa di Lisieux scrive che la santa martire romana era stata resa capace di verginizzare le anime, che non avevano mai desiderato altre gioie se non quelle della vita presente. Io penso che ancora oggi nel nostro Paese – e nel mondo – abbiamo bisogno di persone che ci aiutino ad essere vergini nell’anima, per “sgombrare” tutto ciò che abbruttisce l’uomo e renderlo capace di aprirsi, anche inconsapevolmente, al dono dello Spirito che fa nuove tutte le cose. La vergine consacrata dovrebbe aiutare il mondo e la Chiesa prima di tutto con la sua offerta di vita e con la preghiera di intercessione, ma anche con uno sguardo che va oltre il visibile, perché gli uomini, a partire dai cristiani, possano riscoprire l’interiorità, immergendosi nel mondo. Quindi non in astratto, in una dimensione oltre il reale, ma una verginità che aiuti ad avere uno sguardo puro e limpido sulla vita di ogni giorno, anche nella Chiesa. Uno sguardo capace di scelte profetiche”.
Quest’anno ricorre il V anniversario dell’Istruzione “Ecclesiae Sponsae Imago” sull’Ordo virginum. “Siamo in cammino sinodale e quindi la prospettiva è questa: camminare insieme, sfruttando il quinto anniversario dell’ESI per far conoscere maggiormente l’Ordo Virginum. Nel documento ci sono parti molto belle che andrebbero meditate e approfondite. Inoltre credo che sia opportuna una verifica, anche con i vescovi o i delegati, sull’itinerario formativo e il discernimento. Credo che – anche alla luce del testo sul Percorso formativo, dal discernimento alla consacrazione, uscito due anni fa – sia necessario un confronto, su come in questi anni si stia vivendo tutto questo. La vocazione alla verginità consacrata è in crescita, ci sono più richieste, per questo è importante puntare di più sulla formazione e sul discernimento. È necessario chiarire che non è una vocazione da vivere in forma ‘privata’, ma che è innestata nella realtà diocesana direi ontologicamente”. L’Ordo, a partire da quello diocesano, è il primo luogo in cui raccontare come Dio possa diventare lo sposo, l’amico, il grembo ospitale, il bacio eterno che ci ha generato e continua a rigenerarci. Raccontare per tener vivo l’amore, perché non vada perduto nemmeno un frammento della tenerezza del Padre. Condividere è consegnare alle altre la passione e il coraggio di intraprendere quest’avventura che tende alla misura alta della vita cristiana, la santità. Per questo è necessario che ciascuno si senta continuamente interpellato dall’esigenza della formazione e aiutato a condividere conoscenze, risorse, fatica del pensare insieme, dialogo e discernimento.