Saper imparare dagli ultimi
In occasione della canonizzazione del Beato Luigi Maria Palazzolo (1827-1886), parla suor Marilina Monzani, Superiora Generale delle Suore delle Poverelle
La Congregazione delle Suore delle Poverelle opera da oltre un secolo e mezzo grazie al carisma del Palazzolo. Cosa lo caratterizza rispetto a quello di tanti altri educatori o filantropi del XIX secolo?
Luigi Maria Palazzolo, nato nel 1827 a Bergamo in una famiglia benestante, ultimo di nove figli e rimasto unico superstite, quindi duramente provato dalla sofferenza, ebbe nella madre una saggia educatrice, supportata anche da santi sacerdoti. Fin da bambino fu educato alla solidarietà: infatti, accompagnato da una persona di servizio, si recava spesso all’ospedale e nelle case private a visitare i poveri infermi, recando loro il meglio del suo pranzo e della sua cena, e qualche aiuto in denaro.
Frequentò con profitto le scuole elementari, il ginnasio pubblico della città, nel 1844 iniziò nel Seminario lo studio della filosofia, quindi della teologia, e nel giugno 1850 fu ordinato sacerdote. Su queste basi la Sapienza e l’Amore del “Padre Amabile Infinito”, stavano elargendo a don Luigi il carisma, per una donazione incondizionata e di predilezione a favore dei più poveri, di ogni luogo e di ogni tempo, promuovendo nello stesso tempo le persone, accolte, avvicinate, educate verso una vita dignitosa, responsabile, fedele al Vangelo. In questo sta la caratteristica singolare di don Luigi Palazzolo, che ben lo distingue da altri pur validi educatori o filantropi, e che è ben rilevabile nella sua vasta attività apostolica, espressiva del suo singolare programma: “Io cerco e raccolgo il rifiuto di tutti gli altri, perché dove altri provvede lo fa assai meglio di quello che io potrei fare, ma dove altri non giunge cerco di fare qualcosa io così come posso”. È ancora questo che spiega le sue scelte operative: dedicarsi ai giovani nell’Oratorio della Foppa, nel centro più popoloso e povero della Parrocchia; educarli alla virtù, con amore singolare per quelli che manifestavano inclinazione allo stato ecclesiastico; istituire presso l’Oratorio una scuola per operai e contadini poveri, perché potessero avere la necessaria istruzione. Don Luigi si dedicò in seguito anche alla cura spirituale delle giovani, favorendo la crescita della Pia Opera di S. Dorotea, promossa dai due zelanti missionari, i fratelli Conti Passi; adibì una casetta di sua proprietà, come sede per l’Oratorio femminile; in Teresa Gabrieli, una Maestra della Pia Opera, istruita e maestra patentata di grado superiore, trovò la persona adatta per tenere aperta la casa. Teresa Gabrieli, secondo il provvidenziale disegno di Dio, diventerà la pietra miliare della nuova Famiglia religiosa fondata da don Luigi: le Suore delle Poverelle.
Come le Suore delle Poverelle rendono attuali l’esempio e l’insegnamento del Palazzolo, in una realtà così diversa da quella del Fondatore?
“I poveri li avrete sempre con voi” (Gv 12,8) ha detto Gesù. Questa parola è davvero confermata anche dall’evolversi dell’azione apostolica della Famiglia religiosa delle Suore delle Poverelle, che per tutto il secolo XX fino ad oggi hanno cercato di essere fedeli al mandato del Palazzolo. Le situazioni cambiano, a seconda dei luoghi e dei tempi, ma basta aprire gli occhi ed il cuore per vedere che ovunque esistono persone che soffrono e bisogni scoperti, che chiedono intervento ed aiuto.
Dal nord al sud d’Italia, in Congo, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Malawi, Kenya, in Brasile e Perù, dove le Suore delle Poverelle sono presenti, cercano di avvolgere con amore misericordioso bambini e mamme in difficoltà, anziani soli e malati, persone diversamente abili, detenuti in carcere o in forma alternativa ad esso, senza fissa dimora, immigrati, fratelli in qualunque modo bisognosi. Oggi la Famiglia carismatica del Palazzolo, suore e laici, condividono un carisma speciale nel quale ciascuno, qualunque sia la tua situazione di vita, può trovare la strada per crescere in santità evangelica e, insieme, in umanità vera.
Cosa cambierà la canonizzazione nell’azione e nella mission della Congregazione?
La canonizzazione di don Luigi Palazzolo è innanzitutto fonte di grande gioia. La Chiesa, per la quale egli ha vissuto e chiesto alle sue figlie totale fedeltà, proclama la sua santità e lo propone a livello universale come modello evangelico da imitare e invocare. La canonizzazione del nostro Fondatore ci invita sempre più ad imparare dagli ultimi, dai dimenticati, da quelli che non contano. Alla gioia consegue per tutte noi un rinnovato entusiasmo, per continuare a vivere in fedeltà dinamica, come e dove lo Spirito suggerirà, la donazione di consacrate, nella cura dei fratelli e delle sorelle più poveri non raggiunti da altri. Cosa ci fa santi? Una vita vissuta come dono. Ci auguriamo che la canonizzazione di don Luigi Palazzolo accompagni ciascuno di noi, suore e laici, nell’impegno di una fede incarnata nella carità, nel vivere ciascuno la propria vocazione per il bene di tutti.