Ripartire, andare oltre
Un’esigenza s’impone: raccontarci che cosa abbiamo vissuto e chiederci che cosa il Signore ci ha fatto capire. In una parola, che cosa non potremo e non dovremo dimenticare? Da questa memoria deriverà un discernimento pastorale, che orienterà il nostro cammino futuro” è da queste parole tratte dalle lettera che il Vescovo ha indirizzato ai fedeli della diocesi il 21 aprile scorso che prenderà le mosse il convegno del clero, in programma dal 16 al 18 settembre scorso. Come è facile immaginare anche questo incontro che da sempre segna l’avvio del nuovo anno pastorale sarà condizionato dalle misure di sicurezza adottate per scongiurare una ripresa del coronavirus.
Sicurezza. Per garantire il rispetto delle più elementari misure di sicurezza tra i partecipanti, il convegno viene ospitato quest’anno dal teatro Santa Giulia del villaggio Prealpino a Brescuia e sarà contingentato nei numeri. Non potranno essere più di 190 i partecipanti ammessi in sala. Di qui la necessità di una prenotazione presso i vicari zonali che, a loro volta, le indirizzeranno a quelli territoriali. Per tutti gli altri, comunque, ci sarà la possibilità di seguire i lavori del 16 e del 18 settembre dal canale YouTube di “Voce”. “COndiVIDere, raccontare, ripartire. In ascolto dello Spirito”, questo il titolo del convegno che rimanda all’esperienza della pandemia”, sarà aperto il 16 settembre dalla relazione “Nella fine l’inizio. In che mondo vivremo?” di Mauro Magatti, professore ordinario di sociologia generale, dell’Università Cattolica. Nella stessa mattinata l’intervento “Quale presbitero per una Chiesa esperta in umanità? L’insegnamento di San Paolo VI” di mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Nella seconda giornata torna la proposta dei sette laboratori territoriali. Venerdì 18, infine, il ritorno al Prealpino per un dialogo tra i sacerdoti e il Vescovo sulla scorta delle sollecitazioni emerse dai laboratori territoriali.
Attese. Delle attese dei sacerdoti nei confronti del nuovo anno pastorale che formalmente si apre con il convegno di settembre, parla don Angelo Gelmini, vicario per il clero. “Per molti di loro – racconta – la ripresa di un nuovo anno pastorale dipende anche dalla rilettura che hanno fatto di ciò che hanno vissuto. Molti di loro sono stati toccati dall’esperienza della malattia e della morte; altri hanno avuto situazioni molto pesanti in parrocchia”. A seconda dell’esperienza vissuta, dunque, ci sarebbero attese e reazioni diverse rispetto alla ripresa di un nuovo anno pastorale. “In genere – continua il sacerdote –, comprendono che le esperienze che hanno vissuto possono diventare opportunità sul piano pastorale”. Il convegno che prenderà il via il 16 settembre potrà diventare anche l’occasione per una lettura complessiva di quello che è stata la pandemia nelle diverse zone della diocesi, visto che non ovunque ha colpito nello stesso modo. Nel titolo del convegno c’è anche un rimando al ripartire che, come ricorda il Vescovo nell’intervista di questa pagina, non potrà essere un semplice ritorno a schemi del passato. C’è nei sacerdoti bresciani la percezione di una pagina nuova che si è aperta col Covid? “Me lo auguro – è la risposta di don Gelmini –, anche se da qualche parte vedo un riemergere di una positiva voglia di ripartire, di tornare a programmare ma con stili e modi che l’esperienza del Covid ha messo in crisi. Mi auguro che le giornate del convegno, con i loro stimoli e le loro riflessioni, possano aiutare a comprendere che, forse, l’andare oltre i vecchi schemi è necessario”.