Ricordando Mons. Fortunato Spertini
Ricorre in questi giorni il decennale della morte di mons. Fortunato Spertini (nato l’8 dicembre 1931 e scomparso il 16 marzo 2013), “un figlio esemplare della Chiesa bresciana”. Assistente diocesano della Giac e poi assistente nazionale del Settore giovani di Azione Cattolica, parroco di Pisogne e Vicario episcopale per le attività del clero e l’apostolato dei laici (a lui si deve la promozione della Consulta diocesana per le aggregazioni laicali), egli ha vissuto con straordinario entusiasmo la stagione del post-concilio, lasciandosene rinnovare profondamente. Ricordando i suoi anni romani, ripeteva con gioia l’esortazione “Metta il fuoco nel cuore dei giovani”, che Paolo VI gli aveva rivolto durante un’udienza. Il Ce.Doc. gli ha dedicato nel 2016 il volume “Chiesa e mondo. Scritti pastorali 1964-2007”, che raccoglie quaranta suoi articoli, i quali mostrano l’organicità del pensiero e dell’azione di un sacerdote che sia a livello generale sia a livello locale è riuscito a testimoniare efficacemente la sua fede operosa in Gesù Cristo.
Tra i testi pubblicati nel volume – introdotto dagli istruttivi contributi di Ernesto Preziosi, di mons. Renato Tononi e di mons. Luciano Monari (che ricorda come mons. Spertini ha fatto parte di “quella schiera di sacerdoti che hanno creduto al Concilio Vaticano II”) – è interessante ricordarne uno (redatto nel 1983 ma ancora attualissimo), intitolato I laici e il Concilio, in cui egli afferma: “Lo stile laicale oggi è quello della ‘qualità’: una qualità di vita familiare e professionale, una qualità di vita che unisce in una profonda coerenza le grandi verità che si proclamano in Chiesa nei momenti di preghiera comunitaria e i concreti problemi che formano l’ossatura della vita quotidiana … Il Concilio ha posto tanta speranza nel laicato; nessuno si tiri indietro, nessuno si ritenga inutile o superato; ne andrebbe di mezzo la credibilità del Vangelo e della Chiesa oltre la speranza per il futuro dell’uomo”.