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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 23 ott 2020 10:26

Raccolta viveri per chi soffre

La Raccolta di S. Martino del 14/15 novembre non si ferma alla Diocesi: quanto raccolto sosterrà anche i profughi del Libano e dell’Armenia

Da una parte con la Raccolta di San Martino si permette a chi è in difficoltà nelle nostre comunità di ricevere un piccolo aiuto in generi alimentari, dall’altra si aiutano le realtà dell’Armenia e del Libano segnate dalla guerra.

Il Libano. Il Libano, porta d’Oriente, dopo la guerra civile ha sperimentato la possibilità di una convivenza di riconciliazione nell’equilibrio tra culture e religioni diverse. La vicina Siria con un numero di profughi sproporzionato, la pandemia, la crescente crisi economica, l’esplosione del porto lo scorso agosto… siamo dinanzi a una crisi drammatica. Un’associazione, Oui pour la Vie, si dedica all’assistenza agli ultimi offrendo loro un pasto caldo, un supporto medico, una consulenza specialistica, attraverso la fraternità del dono e del perdono. Se del Libano abbiamo parlato recentemente attraverso la testimonianza di padre Damiano Puccini, dell’Armenia abbiamo sempre poche informazioni.

Armenia. Nella zona del Nagorno Karabakh, una regione che si trova geograficamente al confine tra Armenia e Azerbaijan, si consuma uno dei tanti conflitti dimenticati. Circa il 50% dell’intera popolazione della Repubblica dell’Artsakh (oltre 75mila persone) è fuggito e ha lasciato le proprie case. Altri hanno preferito rifugiarsi in Armenia. Chi è rimasto, vive da 25 giorni nei rifugi per proteggersi dagli attacchi militari delle forze azerbaigiane. Colpite un gran numero di istituzioni come scuole, asili, centri culturali, fabbriche e cattedrali. La possibilità di un contatto diretto con il Patriarca armeno Masalyan rende possibile l’invio di aiuti a questa minoranza cristiana segnata dalla croce nella sua stessa esistenza, ulteriormente provata in questo tempo di recrudescenza bellica (il conflitto è iniziato nel 1992). Una progettualità che s’inserisce nella scia dei progetti di sviluppo sostenuti da Caritas diocesana già dal 2014. “La guerra – ha scritto in una lettera l’arcivescovo Raphael Minassian – porta solo devastazione, distruzione e tragedie. La comunità internazionale sembra impotente, così come era successo 105 anni fa, con il genocidio perpetrato ai danni della minoranza armena in Turchia, sembra preferire salvaguardare interessi economici piuttosto che aiutare un popolo per primo aveva abbracciato la fede cristiana”. Una testimonianza diretta arriva anche da Metaksya, che, a Clusane dal 2005, denuncia i crimini contro l’umanità nei confronti del popolo armeno “nel silenzio generale a causa degli interessi economici (gas e petrolio) in gioco: l’esercito turco-azero sta realizzando una vera e propria pulizia etnica. Oggi parliamo di crimini di guerra, ma ieri assistevamo a frequenti discriminazioni. Purtroppo la Repubblica, nata dalle ceneri dell’Unione Sovietica, non è mai stata riconosciuta e non viene considerata. Dobbiamo alzare la voce per salvare la popolazione civile di entrambe le parti”.

LUCIANO ZANARDINI 23 ott 2020 10:26