Preti cento anni dopo don Antonioli
Quattro giovani diventano preti nell’anno in cui la Chiesa bresciana fa memoria della figura di don Antonioli, qui ricordato da mons. Enrico Tosi
Don Federico Corsini, don Alessandro Laffranchi, don Manuel Valetti, don Nicola Zanforlin diventano sacerdoti. Per loro ci sono intere comunità che stanno pregando, familiari, parenti, amici, che li raccomandano al Signore. È, però, bello immaginare che per loro stia pregando anche don Giovanni Antonioli, figura indimenticata di presbitero bresciano di cui quest’anno si ricordano i 100 anni della nascita e i 25 della morte. I due anniversari saranno ricordati il 10 e l’11 agosto a Ponte di Legno e Monno con la presentazione di un libro di Luciano Corsta “Il prete di tutti - Parole e pensieri per ricordare don Giovanni Antonioli” a cui prenderà parte anche mons. Domenico Sigalini. Nonostante lo scorrere del tempo don Giovanni Antonioli continua a essere un riferimento importante a cui guardare quando si parla di preti e di esemplarità sacerdotale. Nato a Monno nel 1917, venne ordinato sacerdote da mons. Giacinto Tredici; nel giugno 1941, in piena Seconda guerra mondiale, viene destinato curato a Ponte di Legno. Nel 1946, si sposta a Pezzo, per guidare quella parrocchia. Un anno dopo fa ritorno a Ponte di Legno come parroco. Guidò la comunità dalignese sino al 1979. Il suo ministero sacerdotale fu improntato a povertà, misericordia e umiltà. La sua “fama” è dovuta alla capacità di tradurre in testimonianza e predicazione efficace il suo modo di intendere la missione del presbitero. Una capacità a cui possono guardare anche i giovani che sabato 10 giugno il vescovo Monari ordina sacerdoti in Cattedrale. La conferma arriva anche da mons. Enrico Tosi, arciprete del Capitolo della Cattedrale, uno dei decani del clero bresciano con i suoi 94 anni. Ha avuto modo di conoscere e apprezzare don Giovanni Antonioli nel corso dei 18 anni trascorsi al suo fianco a Ponte di Legno.
Una figura come quella di don Antonioli cosa può dare ai giovani che tra pochi giorni riceveranno l’ordinazione sacerdotale?
Non so cosa della figura di don Giovanni conoscano i nuovi presbiteri. Per la missione a cui presto saranno chiamati potrebbe però essere di grande aiuto uno dei tratti che mi ha più colpito di don Antonioli: la sua capacità di arricchirsi del dono dell’amore interiore e la predilezione e la cura per la propria vocazione sacerdotale che si apre all’amore al Signore e agli altri. Don Giovanni era un cuore grande aperto a tutti: credo che non ci sia augurio migliore per un diacono prossimo al sacerdozio.
Che prete è stato don Giovanni Antonioli?
Prima che sacerdote, don Giovanni è stato un uomo straordinario, generoso all’inverosimile, capace di comprendere tutte le situazioni e di andare incontro a tutte le necessità. È stato un sacerdote in grado di lasciare un’impronta, un ricordo in tutte le persone che hanno avuto modo di incontrarlo. È stato un bravo predicatore perché amava il suo sacerdozio, come testimoniano anche i numerosissimi interventi che, soprattutto dalla pagine de La Voce del Popolo, dedicava ai giovani sacerdoti bresciani in occasione della loro ordinazione presbiterale. Pur non avendo studiato teologia era un vero teologo capace di presentare la verità anche ai più poveri, ai più piccoli ai quali si dedicava in modo particolare.
Qual è l’aspetto che ancora oggi, a 25 anni dalla morte, è di grande attualità?
Sicuramente la sua propensione ad andare verso gli ultimi, l’attenzione a quelle periferie che oggi sono tanto care a papa Francesco, un’attenzione che fa di don Giovanni un interprete ante litteram di quella Chiesa in uscita che il Papa va predicando. Non meno attuale è la capacità che ha sempre dimostrato si sapere entrare in dialogo sincero con chiunque, ricco o povero che fosse.
Papa Francesco il 20 giugno sarà a Barbiana e Bozzolo per don Milani e don Mazzolari. C’è un filo rosso che lega queste figure sacerdotali a don Antonioli?
Forse il legame è più con don Mazzolari, che ebbe modo di conoscere indirettamente attraverso persone che dal Cremonese salivano a Bozzolo. Come don Mazzolari, anche don Antonioli aveva un dono particolare per la predicazione, anche se il sacerdote di Bozzolo aveva una spiccata attenzione per il sociale, mentre don Giovanni aveva una maggiore apertura verso il bisognoso. Credo che un legame ideale che tiene assieme queste tre figure sacerdotali sia l’essere figli non solo del loro tempo, ma anche di una grande azione dello Spirito Santo.
C’è un ricordo personale che aiuta a capire la grandezza di don Antonioli, per indicarlo a modelllo anche per i preti di oggi?
Ho avuto con don Giovanni un rapporto fraterno, generoso. Si dice che quando mi sono allontanato da Ponte di Legno per assumere l’incarico in Seminario avrei salutato don Antonioli ricordandogli la costante obbedienza portata nei suoi confronti. Don Giovanni avrebbe ricambiato sottolineato la relativa semplicità del compito che era toccato al suo curato, visto che mai gli aveva rivolto un comando… Il fatto corrisponde a verità ma va inquadrato in quel clima e in quel rapporto di fraternità che hanno segnato i 18 anni di Ponte di Legno trascorsi al fianco di don Giovanni. Mi piace ricordare anche la definizione che diede di se stesso dopo la nomina, nel 1946, a parroco di Pezzo: inadatto per essere impiegato nella costruzione di mobili di pregio, mi sento come quel pezzo di legno che viene infilato sotto i mobili per renderli stabili…
Una definizione che mette in luce la sua estrema umiltà, dono prezioso anche per i preti di oggi…
Sono stato testimone diretto di questa grande umiltà che ha portato don Giovanni a considerare Ponte di Legno il suo ambiente ideale, senza desiderare altre ribalte. Nonostante questo ha potuto stringere importanti amicizie come quella con padre Stanislas Breton filosofo e teologo francese, dottore in lettere e in teologia, sacerdote della Congregazione della Passione, professore presso l’Istituto Cattolico di Parigi e Lione. Padre Breton giudicava don Giovanni una delle persone e dei sacerdoti più intelligenti che avesse mai incontrato. Una grande amicizia fu quella che lo legò anche allo sculture Ettore Calvelli...