Pescatore di uomini sulla barca del Padre
Fra Alessandro Futia, uno dei tre carmelitani che verranno ordinati il 10 giugno in Cattedrale dal vescovo Pierantonio Tremolada
Cosa è stato importante per la sua scelta?
Per prima cosa la fede dei miei genitori. Erano nel Rinnovamento dello Spirito. Essendo l’ultimo di tre figli non potevo restare solo a casa. Ero con loro in tutti gli incontri. Soprattutto i convegni nazionali hanno avuto un impatto forte sulla mia esperienza di fede. Poi anche la fede di mia nonna, che mi ha cresciuto perché mia madre ha una malattia invalidante. Mia nonna aveva una fede semplice, ma molto forte. Io sono di Siderno, in provincia di Reggio Calabria, sulla costa Jonica. La mia è una famiglia di pescatori, abbiamo una pescheria, mestiere che ho fatto anche io prima di entrare in seminario. Perché sì, prima di entrare in convento ho fatto quattro anni di seminario diocesano a Reggio Calabria.
Da dove nasce la scelta del Carmelo?
Nasce ancora nel 1998, quando avevo 14 anni e facevo il liceo artistico. Il mio padrino di cresima, un sacerdote, mi mandò da solo due mesi in Francia a fare un’esperienza estiva di iconografia bizantina. Fui ospitato nella Comunità delle Beatitudini, che ha un grande amore per i Santi del Carmelo. Ma in Calabria non abbiamo Carmeli. Così da adulto sono entrato in seminario. Poi un mio amico mi ha raccontato che era riuscito ad entrare nel Carmelo veneto. Mi è sembrato come se il Signore mi avesse giocato uno scherzo: quella avrebbe dovuto essere la mia storia! Ma è stata una provvidenza. Nel 2016 sono entrato nel Carmelo.
Ma ha comunque scelto di diventare sacerdote...
Il cuore della mia chiamata era comunque il sacerdozio, ma questa senza i voti per me non aveva lo stesso significato. La povertà, la castità, l’obbedienza, per me devono essere qualcosa di più esplicito. La nostra vita è principalmente una vita consacrata.
Quali saranno le sua priorità pastorali?
Per me è fondamentale il rapporto con Cristo attraverso la Parola di Dio. Cercherò di far conoscere la Parola, così come l’ho potuta conoscere io attraverso gli studi. Porterò poi alle persone gli scritti e l’esperienza di Giovanni della Croce e di Santa Teresa di Gesù Bambino. Lo considero il cuore del mio essere sacerdote carmelitano. Mi chiedo poi come sarà confessare qualcuno. La Riconciliazione è un sacramento che mi commuove, che suscita in me una specie di tremore sacro. In questo sacramento più che in altri ti avvicini alla intimità della persona, che si rivela a te così com’è, e ti rendi conto che sei uno strumento della Misericordia di Dio.
Ha un Santo che ama più di altri?
Uno è Giovanni della Croce. Mi ha attirato perché mi è sembrato un uomo onesto, vero, alla ricerca della verità. È il Santo del Tutto. Giovanni ha trovato il Tutto nel distacco e nella povertà. Ha trovato il tesoro nel Vangelo, nel Cristo, il Tutto della sua vita. L’altro Santo che amo molto è San Francesco da Paola: è un Santo roccioso, silenzioso e laborioso. Un Santo che ha amato la fascia povera della popolazione, e si è spesso battuto per la giustizia e la verità anche contro i potenti del mondo.