Paolo VI interprete del Vaticano II
La seconda giornata del XIII Colloquio Internazionale di Studio dell’Istituto Paolo VI sul tema “Per una Chiesa ‘esperta in umanità’. Paolo VI interprete del Vaticano II”, ha affrontato la questione “uomo e donna, famiglia e vita”
La terza sessione, presieduta da S.E. Mons. Prof. Adolfo González Montes, ha visto la presenza di S.Em.za il Card. Angelo Scola con la relazione sul tema “La vocazione della famiglia (l’idea di matrimonio di Humanae vitae): quale antropologia soggiace all’enciclica di Paolo VI”. Secondo il relatore, la preoccupazione dominante della Humanae vitae, tesa a richiamare l’inscindibilità nell’atto coniugale della dimensione unitiva da quella procreativa, giustifica il compito di “leggere” i presupposti antropologici dell’enciclica di Paolo VI. Già in questa linea Karol Wojtyła in un saggio del 1978 sulla rivista “Lateranum” sottolineava la necessità di esplicitare la prospettiva antropologica di Gaudium et spes che in Humanae vitae sarebbe contenuta in nuce. L’esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia sottolinea con forza il compito di ogni famiglia cristiana di porsi nella comunità ecclesiale e nell’agora pubblica, come soggetto immediato e diretto di annuncio di Gesù Cristo e di tutte le implicazioni di tale annuncio, tra cui ricorre la tesi centrale di Humanae vitae. Le famiglie cristiane, attraverso il ricorso alla mentalità e ai sentimenti di Cristo stesso, sono chiamate a essere espressione privilegiata di quella pratica pastorale voluta dal Vaticano II, che consente loro di essere testimoni e non meri clienti della Chiesa.
Per illustrare in qual senso la tematica del matrimonio e della famiglia sia stata al centro della pastorale della Chiesa del Novecento, la Prof.ssa Cecilia Dau Novelli ha scelto di passare in rapida rassegna il magistero pontificio. Il tema di fondo della Dottrina della Chiesa sul matrimonio fino al Vaticano II è stato quello della difesa della naturale vocazione familiare della donna da interpretare come una missione esclusiva e obbligatoria. Nel Concilio e nel post-Concilio l’attenzione ha conosciuto una straordinaria fioritura con la pubblicazione di documenti magisteriali di grande spessore teologico. Con il secondo millennio molte cose sono cambiate. Già Benedetto XVI ma soprattutto papa Francesco hanno dato una nuova impostazione al tema della famiglia: un’attenzione all’ascolto più che al giudizio, alla valorizzazione più che alla condanna. Ne sono una riprova i due Sinodi sulla famiglia culminati con l’esortazione apostolica Amoris laetitia.
Nel pomeriggio, durante la quarta sessione presieduta dal Prof. Don Maurizio Chiodi, il Prof. Eberhard Schockenhoff ha preso in considerazione le questioni bioetiche delle tecniche riproduttive nella medicina moderna che suscitano accesi dibattiti nella comunità scientifica. Appellandosi all’Istruzione Donum vitae (1987) sul rispetto della vita nascente e della procreazione, al Catechismo della Chiesa Cattolica (1993) ove ritorna la felice formula che “i figli sono un dono”, all’enciclica Evangelium vitae (1995) che ribadisce il rifiuto totale di ogni tecnica di fecondazione in vitro, il relatore si è impegnato in un’analisi critica degli argomenti morali che legittimano il ricorso a metodiche di riproduzione artificiale. Le conclusioni si soffermano su una teoria dei diritti individuali del bambino e dei suoi genitori che reclama una presa di distanza da una strumentalizzazione crescente della vita umana, come pure sulla questione del nesso tra il divieto deontologico reclamato dalla teologia cattolica in campo riproduttivo e un’etica prudenziale.
Per comprendere il contributo di Montini/Paolo VI nel rinnovare il rapporto Chiesa-donne, la Prof.ssa Giulia Paola Di Nicola nella sua relazione ha messo in luce diversi fattori che devono essere fatti interagire. Un primo aspetto chiama in causa l’educazione ricevuta dalla madre, Giuditta Alghisi, saldamente ancorata alla fede e sollecita nella cura per la salute fisica e spirituale dei figli, tale da essere determinante per la formazione dell’uomo e del sacerdote Montini. Lo studio e le letture in campo filosofico e teologico contribuirono poi a consentirgli di valorizzare la dignità e il ruolo femminile, tanto in famiglia quanto nella società. Nel suo percorso esistenziale inoltre Paolo VI ha incrociato donne impegnate a diversi livelli, che ormai prendevano la parola autorevolmente in Parlamento e nella società civile, così come ha coltivato amicizie profonde e fedeli con alcune straordinarie figure femminili, fra cui spiccano Luigia Tincani e Chiara Lubich.
Nella Giornata conclusiva di oggi, 25 settembre, presieduta da S.E. Mons. Carlo Bresciani, è previsto l’intervento del Prof. D. José-Román Flecha Andrés, che, muovendo dalle catechesi del mercoledì di Paolo VI, approfondirà le sfide etiche con cui papa Montini ha inteso confrontarsi per concorrere alla formazione della coscienza dei fedeli. Il discorso considererà tre aree tematiche: a) la morale sociale (lavoro, progresso, questione ambientale); b) la morale personale (amore, dialogo, giustizia, pace, cultura); c) la morale fondamentale (ateismo, rapporto fede-ragione, testimonianza della Chiesa). A giudizio del relatore, le attitudini di fondo che possono riassumere lo spirito di Paolo VI come credente e come pontefice sono state la pazienza e la saggezza.
Spetterà, infine, a S.E. il Card. Giovanni Battista Re tracciare, a modo di conclusione, alcune piste interpretative per rilanciare la ricchezza delle relazioni e del dibattito che hanno caratterizzato il XIII Colloquio dedicato al tema “Per una Chiesa ‘esperta in umanità’. Paolo VI interprete del Vaticano II”.