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Brescia
di REDAZIONE 27 set 2024 08:39

Ordinazioni diaconali: Mattia Garneri

Sabato 28 settembre alle ore 10, presso la Cattedrale di Brescia, si terranno quattro ordinazioni diaconali. Conosciamo Mattia Garneri, seminarista, proveniente dalla parrocchia di Zanano.

Quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso e della tua vita che ti hanno portato alla scelta del seminario?

Più che di momenti, parlerei di incontri, cioè di persone che negli anni il Signore ha posto sul mio cammino e nelle quali ho potuto incontrarlo. Jean Guitton, un filosofo francese, scrisse “Credo in Dio a causa degli incontri. Tutte le spiegazioni sono inutili, io credo agli incontri”. È una frase che mi piace molto, poiché ritengo vera per me: nel volto delle persone che “non ho scelto”, ho conosciuto il volto di Cristo. Mi riferisco in modo particolare alla mia comunità di Zanano, dove sono nato e cresciuto, ma anche dove la mia vocazione è germogliata: lì, infatti, ho incontrato dei testimoni veri e autentici, che con semplicità mi hanno annunciato a quel Signore a cui, tra poco più di 20 giorni, darò la vita per sempre. Sicuramente decisiva è stata la figura del mio parroco, don Cesare Cancarini, che mi ha accompagnato per quasi 13 anni, fino al mio ingresso in seminario. È stato per me un dono grande essere cresciuto avendo accanto un prete felice di esserlo. È una felicità che mi ha stupito e affascinato, ma allo stesso tempo interrogato, perché da sempre ho avuto la certezza che non fosse una gioia solo “di facciata”, ma vera, feconda e radicata, poiché veniva da Cristo. Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 15, Gesù si rivolge ai discepoli dicendo “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Queste parole mi hanno fatto comprendere che la mia vita è proprio come quel tralcio: come il tralcio non può portare frutto se non rimane nella vite, così neanche la mia vita può germogliare se non rimango in Lui e unito a Lui.

A proposito di vita che germoglia e che dà frutti, come si traduce nella pratica il ruolo di diacono nei contesti in cui sarai chiamato ad operare?

Il mistero del diaconato è il mistero del servizio, cioè dell’essere segno vivo di Cristo là dove sarò chiamato ad operare. Nel rito dell’ordinazione, alla consegna del Vangelo, il Vescovo dirà ad ognuno di noi queste parole: “Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai preso nella fede e vivi ciò che insegni”. Ritengo che possano essere un’efficace sintesi di quello che sarà il mio e il nostro ministero: il poter annunciare e testimoniare, nella semplicità di ogni giorno, non solo con le parole ma anche con la stessa vita, quell’ amore gratuito e disinteressato di Cristo, che ha riempito di senso e di pienezza il mio esistere, e che ora mi sprona a donarmi agli altri nello stesso modo in cui Lui si è donato a me. In altre parole, è ciò che ci ricorda spesso papa Francesco, quando dice che “servire” è un verbo che rifiuta ogni astrattezza, che richiede disponibilità e apertura alle sorprese di Dio che si manifestano nelle persone e negli eventi. Per me diventare diacono significa questo: perdere la mia vita, non trattenerla per il mio interesse, ma metterla nelle mani di Dio.



REDAZIONE 27 set 2024 08:39