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Brescia
25 set 2023 03:19

Non numeri, ma volti e cuori carichi di sentimenti

Domenica 24 settembre, in occasione della 109esima Giornata del migrante e del rifugiato, il vescovo Pierantonio ha presieduto in Cattedrale la Santa Messa che è stata animata dalle diverse realtà di origine straniera che abitano il nostro territorio.

Nell'omelia il Vescovo ha esordito con la sua personale gioia nel vedere, riuniti insieme, comunità diverse, culture diverse e volti diversi.

Sono il manifesto concreto di una verità che oggi appare sempre più chiara: "La nostra è una società plurale; siamo chiamati alla convivialità delle differenze e la Chiesa ha il dovere di offrire il suo contributo nell’edificazione di questa comunione universale".

Non poteva mancare un apprezzamento alle istituzioni, a partire dal Prefetto, Maria Rosa Laganà, e alle tante associazioni impegnate nell'accoglienza: "Ho piacere di riconoscere che il desiderio di camminare nella edificazione di una pacifica civiltà interculturale nei nostri territori ha un posto importante nella loro visione del vivere sociale".

Riprendendo la parabola degli operai della vigna, mons. Tremolada ha sottolineato che "Dio ama vedere felici le persone e ha piacere compiere gesti che stupiscono, oltre la logica comune. Ebbene, proprio la bontà di Dio sta alla base delle nostre relazioni sociali: esse vengono costantemente rinnovate dalla sua benevolenza, dal suo amore fedele. Da qui deriva la convinzione che siamo l’unica grande famiglia umana, stretta nell’abbraccio del Creatore. Orgogliosi delle nostre differenze ma non divisi, impegnati a unire le diversità in una comunione pacifica e costruttiva, nell’ascolto e nel dialogo reciproco, nella pazienza e nella perseveranza".

In questa giornata il pensiero è andato anche a quanti, "nella ricerca di prospettive migliori per la loro esistenza, hanno affrontato la migrazione e hanno trovato indicibili sofferenze e anche la morte. Siamo chiamati a farlo anche a partire dalle parole accorate che papa Francesco ha pronunciato in questi ultimi giorni durante la sua visita alla città di Marsiglia. Le migrazioni ci interrogano. Siamo consapevoli di trovarci di fronte a un fenomeno epocale, che ci disorienta e rischia di farci sentire impotenti. Credo che anzitutto non perdere il senso di umanità. È doveroso anzitutto contrastare in tutti i modi le crudeltà e le azioni criminali contro i più esposti".

Da una parte il compito della politica, dall'altra il compito affidato a ciascun cristiano:  "Tenere vivo quel senso di profonda comunione interiore con quanti vivono l’esperienza tremenda dello sradicamento, della ricerca di un futuro migliore a costo di altissimi rischi e con enormi paure. Una sorta di potente solidarietà spirituale. Cercare di sentire, di condividere ciò che questi fratelli e sorelle provano è un dovere. Non possiamo trasformare tutto questo in una questione puramente sociale, di organizzazione politica. Si tratta non di numeri ma di volti, di cuori carichi di sentimenti, di uomini e donne che hanno un nome, una storia, come l’abbiamo noi. Ogni vita che si spegne nelle acque del mare, soprattutto quella dei bambini, è una sconfitta che ci deve ferire profondamente, che ci deve commuovere. Un senso di profondo disagio spirituale, una tristezza profonda, una stretta al cuore deve farci sussultare interiormente". 

Non possiamo cedere all'indifferenza. È il "peccato peggiore, perché lascia intendere che la loro dignità di persone non rientra nei nostri interessi. Se il senso di imbarazzo o addirittura di fastidio di fronte a questo che accade dovesse superare il senso di pietà, saremmo di fronte a una terribile sconfitta della civiltà".

Responsabilità e impegno, riprendendo i tre verbi indicati dal Papa: "I migranti vanno accolti, accompagnati e integrati. Occorre aprirsi a un progetto di ampio respiro, che superi i confini dell’emergenza. Alle persone che giungono nei nostri territori si deve offrire la possibilità di costruirsi il futuro, di dare un senso a tutta intera la propria vita. Non è sufficiente pensare a un tempo iniziale limitato e identificare luoghi chiusi nei quali confinare uomini, donne e bambini che desiderano semplicemente vivere in una giusta normalità. Occorre immaginare per loro una forma di esistenza che preveda quello che è stato ed è necessario anche per noi: un’abitazione degna, un lavoro, un’istruzione adeguata, un contesto sociale amichevole, l’esercizio della responsabilità civile. In questa direzione occorre attuare quella integrazione che deve seguire l’accoglienza".

Siamo di fronte a una sfida epocale. "Ogni migrazione ha un luogo di partenza e un luogo di arrivo e si sviluppa lungo un percorso. È tutto questo processo che va preso in considerazione, a cominciare dal diritto di non partire, di offrire il proprio contributo al bene del proprio paese di origine, per poi giungere al contributo da offrire al paese che accoglie e che offre delle reali opportunità. Occorre un progetto che va pensato fino alle sue condizioni di concreta realizzazione. La sfida è epocale e domanda una collaborazione intensa, sincera e intelligente tra tutte le istituzioni coinvolte, al di là dei confini delle singole nazioni".

25 set 2023 03:19