Non dubitate, Dio è sempre con noi
Fede, sofferenza, accompagnamento e la costante presenza di Dio accanto a noi: sono solo alcuni dei temi affrontati dal vescovo Pierantonio Tremolada, nella sua prima uscita pubblica a seguito della convalescenza, martedì scorso, all’ospedale San Gerardo di Monza, dopo aver presieduto la S. Messa in preparazione al Natale: “Volevo salutare – ha sottolineato il presule – il direttore generale, il primario e tutti voi che siete qui. Sento la volontà di ringraziarvi. Tanti volti che sono qui quest’oggi mi sono noti. Ci siamo incontrati e conosciuti in circostanze che conoscete bene, momenti che non si possono più dimenticare e che ti rimangono impressi al pari di un sigillo che ti si imprime a fuoco, diventando parte integrante della vita. Ho vissuto un’esperienza che segna l’esistenza, trasformandola. Per tale ragione voglio ringraziare le persone che ho incontrato, dal personale medico a quello infermieristico, come tutti i responsabili di questo reparto”.
Il pensiero del Vescovo si è rivolto nuovamente a quanti gli sono stati accanto in questi mesi: “Vi sono molto grato per quello che ho ricevuto, per la grande professionalità e l’altrettanto grande umanità. Quest’ultima rappresenta un importante segno di attenzione nei confronti delle persone sofferenti. È come se si condividessero gli stessi sentimenti e le stesse emozioni. Una sofferenza che non è mai facile da sostenere. Ed è in queste circostanze che ci rendiamo conto che da soli non possiamo farcela. Abbiamo bisogno dello sguardo altrui, della gentilezza e, certamente, della competenza”.
“Il Profeta Isaia – sono ancora parole del presule – nella prima lettura, fa un annuncio. Quando i profeti parlano, le cose che dicono oltrepassano i confini della propria persona e del loro tempo. Sono slanci in avanti in cui la Parola acquista un significato che loro stessi non sono in grado di comprendere sino in fondo. La Parola che pronunciano è comunque più grande, anche rispetto al contesto storico in cui vivono. Isaia, rivolgendosi al re di Gerusalemme, lo invita a chiedere un segno considerato che la situazione è molto critica. Al tempo si attendeva l’imminente assedio da parte di eserciti che, in merito alla forza, erano decisamente superiori. Il re, rifiutando la proposta, asserisce di non aver alcuna intenzione di rivolgersi a Dio, preferendo intavolare un’alleanza con l’allora superpotenza rappresentata dall’Egitto. Isaia: ‘Questo segno il Signore te lo darà ugualmente. La Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele’, che in ebraico significa Dio è con noi. Quel nome è una promessa circa il futuro, circa il superamento del momento di difficoltà, la vita continuerà perché Dio è con noi”.
È questo il pensiero che il vescovo Tremolada ha voluto esprimere di fronte al personale medico e infermieristico, rivolgendosi in particolar modo ai malati: “Talvolta questo messaggio – sono ancora le sue parole – non lo capiamo, non ci rendiamo conto che Dio è con noi, sempre, in ogni circostanza. Penso ai malati che sono qui, dove sono stato anche io. Chi vive certe esperienze, talvolta ha l’impressione di non farcela... Ma è in quel momento che ti senti pronto, attraverso la fede, a consegnarti a un altro, perché non si è soli, Dio è con noi. Non deve venire mai meno la fiducia, così come la forza interiore”.
Lo stesso messaggio vale per quanti operano quotidianamente in corsia. Quella del medico è una professione, ma anche, in un certo senso, una missione. Ne è convinto il vescovo Tremolada: “Per fare ciò che fate ogni giorno bisogna avere qualcosa dentro, non è da tutti. A un certo momento anche a voi possono venir meno le energie, anche a voi che vi prendete cura degli altri. Non sempre risulta spontaneo sostenere le emozioni derivanti dal prendersi cura del prossimo. È però un’esperienza arricchente, colma di solidarietà. Chiedo quindi al Signore di non farvi mai mancare questa forza interiore affinché anche voi possiate sentire che Dio è con noi”.