Non deve venir meno il senso di umanità
Davanti alle norme previste dal Decreto sicurezza, la Diocesi, con tutte le sue realtà collegate (Caritas e Centro Migranti), continuerà ad accoglierà e lo farà nel rispetto della dignità che ogni persona porta con sé
La Chiesa bresciana, come del resto aveva già anticipato il direttore dell’Ufficio per i migranti, don Roberto Ferranti, nell’intervista a Voce uscita giovedì 17 gennaio, non viene meno al suo “senso di umanità”. Concretamente questo significa che la Diocesi, con tutte le sue realtà collegate (Caritas e Centro Migranti), continuerà ad accoglierà e lo farà nel rispetto della dignità che ogni persona porta con sé. “Non possiamo dire – ha affermato il Vescovo nel tradizionale incontro con i giornalisti per la festa di San Francesco di Sales – che la questione non ci riguarda”. Non possiamo, quindi, venire meno “al nostro senso di umanità” ha ribadito più volte.
Secondo la legge (la situazione nel Bresciano), le persone che hanno un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie non possono più essere ospitate nei Centri di accoglienza. “Osserveremo – ha dichiarato il Vescovo le indicazioni della legge, ma chi è qui e deve lasciare i Centri, dove va a finire? Se la risposta delle istituzioni è che si devono arrangiare, noi non possiamo accettarla. Non possiamo non aiutarli. Che futuro avranno queste persone? Diventeranno invisibili? E se si ammalano, cosa facciamo? Lasciamo che muoiano? Se rischieremo qualcosa, rischieremo. Non abbandoneremo quelli che diventano irregolari”, ma questo non “significa che ospiteremo i clandestini sul territorio”. Di fronte alle possibili osservazioni sui poveri anche italiani presenti nelle comunità, il Vescovo ha detto che serve “una legislazione che tenga conto degli uni e degli altri. Sono necessarie leggi intelligenti, perché semplificare la realtà significa porre le condizioni per renderla complicata”. Se si procede in questa direzione, il rischio è “di mettere gli uni contro gli altri, quando, invece, dobbiamo camminare tutti insieme verso un unico obiettivo di umanità”. Certo, ma qui ci spostiamo su un altro piano, “ci si deve chiedere – ha spiegato Tremolada – cosa accade prima dell’arrivo. Le dinamiche in gioco sono complesse. Bisogna sancire il diritto di non partire. L’Europa deve sapere che il suo futuro non è separato da quello dell’Africa”.