Montini e il pensiero cattolico degli anni Venti
Sono proseguiti oggi, 24 settembre, i lavori del XV Colloquio Internazionale di Studio promosso dall’Istituto Paolo VI a Concesio, dedicato al tema: La questione di Dio in un’epoca di crisi. G.B. Montini e la cultura religiosa tra le due guerre mondiali.
La mattinata della terza sessione si è aperta con la relazione del prof. Jörg Ernesti (nella foto), La formazione liturgica nell’educazione cristiana: Montini e la recezione del movimento liturgico in Italia, che si è soffermato sull’importanza della formazione liturgica nell’educazione spirituale di Giovanni Battista Montini. La liturgia – il cui amore nacque nel giovane Montini grazie all’oratoriano padre Giulio Bevilacqua e nell’incontro con la spiritualità benedettina – non rimase interesse privato, ma si manifestò appieno anche nel suo ministero, in primis quando divenne assistente ecclesiastico generale della Fuci, dove l’idea di comunità appresa dalla preghiera liturgica poté esprimersi al meglio.
È seguita la relazione della prof.ssa Simona Negruzzo, “Sentire l’anima”: la formazione degli studenti nell’epistolario di G.B. Montini, che ha approfondito lo studio dell’epistolario di Montini negli anni dell’assistentato alla Federazione. La corrispondenza con gli studenti universitari, i professori, i sacerdoti assistenti dei circoli fucini della Penisola fu sempre «ampia e vivace, tanto da documentare in modo straordinario il ruolo di Montini come ‘educatore alla fede’» e formatore della futura classe dirigenziale cattolica post bellica.
La comunicazione della storica Eliana Versace, Educazione alla fede, carità e cultura politica. Il circolo romano della Fuci nei diari di Ugo Piazza, ha esplicitato il ruolo di Montini educatore grazie alla testimonianza di un fucino, il dottor Ugo Piazza, che tra il 1929 e il 1933 tenne dei minuziosi diari sulla vita del Circolo romano, che permettono oggi «di aprire una nuova finestra» sulla realtà della Fuci negli anni montiniani, evidenziando nell’assistente generale un profondo equilibrio, fermezza coniugata ad una capacità rara di aver presa diretta «sui cuori e le coscienze giovanili».
Nel pomeriggio il rettore della Lumsa prof. Francesco Bonini ha aperto i lavori della quarta sessione con la relazione L’esperienza religiosa tra positivismo e storicismo: il confronto con l’Università. Dopo avere discusso il concetto di modernità, applicato anche alla vicenda del “modernismo”, e aver ricordato il periodo Vaticano I-Vaticano II alla luce della più recente storiografia, si è soffermato su due nodi significativi: il confronto con il liberalismo dottrinario e l’idealismo, anche in relazione con la “questione romana”, e il confronto con le varie declinazioni dell’idea corporativista e l’avvento dei totalitarismi. Ha quindi ripreso e contestualizzato l’affermazione di De Gasperi in ripetuti interventi su “L’Illustrazione Vaticana”, “tertium datur”, secondo cui, superando il liberalismo dottrinario e i totalitarismi, una idea e un programma di democrazia personalista pluralista germina dalla dottrina sociale e dalla riflessione filosofica di quello che si può definire un tomismo o un giusnaturalismo razionalizzato, come sicura base per le democrazie del secondo dopoguerra.
La comunicazione del prof. Cesare Repossi ha riguardato l’importanza della testimonianza letteraria dei convertiti, focalizzando l’attenzione su Giovanni Papini e Domenico Giuliotti e il loro rapporto con Don Giuseppe De Luca, notando come «il convertito scrittore contribuisca a muovere, almeno un poco, la cultura religiosa del suo tempo». Di Papini, Repossi ricorda la Storia di Cristo (1921), che l’autore scrisse con l’intenzione di offrire «un nutrimento appropriato all’anima, alle necessità del secolo e di tutti» e di Giuliotti L’ora di Barabba (1920), pervaso da uno spirito combattivo di ‘fedele della Controriforma’. De Luca seppe instaurare con entrambi un colloquio serio e accogliente, ideale per i due convertiti che furono stimati autori anche da parte di Montini.
Ha concluso la seconda giornata del Colloquio Internazionale il prof. Massimo Borghesi con la relazione Totalitarismo e democrazia. Montini e il pensiero cattolico degli anni ’20-’30. L’emergere del totalitarismo politico rappresenta un fenomeno del tutto nuovo, che compare sulla scena europea alla fine della prima guerra mondiale, e davanti al quale la Chiesa si trovò impreparata nel gestire una nuova morale come una nuova politica, se non appellandosi al Sillabo di Pio IX. Con la salita al potere di Mussolini il giovane Montini si interrogò sul concetto di nazionalismo, che può essere particolaristico oppure caratterizzato da una idea di nazione aperta all’universale. Egli contrappose ad un ‘sacro’ romano impero «il paradigma paolino-agostiniano», nella «consapevolezza escatologica che il Regnum Dei non potrà mai coincidere con un impero terreno». Questo dualismo escatologico portò Montini ad un netto rifiuto di ogni apologia del fascismo e di restaurazione del Sacrum imperium.
Il Colloquio si concluderà domani mattina con la relazione Il Demiurgo della tecnica e Madonna Economia: idoli, paradossi e redenzione della modernità del prof. Tiziano Torresi, e le conclusioni del Segretario Generale dell’Istituto Paolo VI, prof. Xenio Toscani.