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Brescia
di + PIERANTONIO TREMOLADA 30 dic 2024 14:52

Mons. Tosi, un padre per molti

Lunedì 30 dicembre, in Cattedrale, il vescovo Pierantonio ha presieduto le esequie di mons. Enrico Tosi, decano della Diocesi morto all'età di 102 anni. Leggi l'omelia del Vescovo

Mi piace pensare che non sia una semplice coincidenza il fatto che, trovandoci a dare l’ultimo saluto a Mons. Enrico Tosi, la liturgia di questo giorno ci faccia meditare un passo della prima lettera di san Giovanni apostolo.

Come sappiamo, la tradizione cristiana ama qualificare Giovanni come “l’anziano” (presbyteros), perché con ogni probabilità egli visse fino a tarda età ma anche per la sua riconosciuta autorevolezza. Due caratteristiche che ritroviamo in questo nostro fratello sacerdote, amato e stimato da intere generazioni di presbiteri bresciani e da anime consacrate a Dio.

In ciò che l’anziano apostolo scrive nella sua prima lettera ai suoi fratelli credenti possiamo rinvenire il segreto ultimo della buona testimonianza resa da don Enrico a tutti noi. “Quello che era da principio – afferma Giovanni – quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono, ossia Verbo della vita … lo annunciamo anche a voi”.

Scoprire il segreto della vita e riconoscerlo nel Figlio amato di Dio venuto tra noi come Salvatore è l’esperienza più alta e più bella che il cuore umano possa fare. L’esistenza di ogni giorno viene allora trasfigurata e la sua durata nel tempo diventa occasione per crescere – come direbbe san Paolo – “nella conoscenza del mistero nascosto da secoli ma alla fine rivelato agli occhi di chi crede”. Si diviene così veri discepoli del Signore e si viene riconosciuti come maestri di vita; si accumula un patrimonio spirituale a cui tutti via via possono attingere e che poi si trasforma in una preziosa eredità.

Così mi piace guardare alla vita e all’opera di don Enrico. Per molti sacerdoti – ma non solo per loro – è stato “il padre”. Proprio come Giovanni. Quanto l’apostolo scrive a coloro che chiama figlioli e poi padri e giovani, descrive bene quello che possiamo considerare il desiderio sempre vivo di questo insigne presbitero della nostra Chiesa, che ha dedicato l’intera sua vita alla formazione delle coscienze, all’educazione alla fede, all’accompagnamento spirituale. “Scrivo a voi figlioli – dice l’apostolo – perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome e perché avete conosciuto il Padre”. E continua: “Scrivo a voi padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio”. E aggiunge infine: “Scrivo a voi giovani, perché avete vinto il maligno, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi”.

La conoscenza del Padre e del Figlio nella loro comunione d’amore; la vittoria su tutto ciò che corrompe il cuore, che viene dal maligno e che appartiene al mondo; il permanere con la mente e il cuore nella Parola di Dio che rende forti; il perdono dei peccati e l’esperienza dell’infinita misericordia di Dio: questo è ciò che desidera il padre nella fede per coloro che ama come figli. A questo egli vota la sua vita, in un servizio diuturno e appassionato, in un dialogo rispettoso e amorevole, in un discernimento sapiente, a esclusiva gloria di Dio, nella ricerca del bene di ogni persona e dell’intera Chiesa.

L’amore per Dio che vince il fascino oscuro del mondo e rigenera il cuore è la sorgente a cui il maestro spirituale attinge per primo e a cui indirizza quanti sono affidati alle sue cure. La sua gioia consiste nel condividere con loro i frutti della grazia, nel vedere che crescono secondo la piena misura di Cristo, nel constatare quanto sia feconda in loro l’opera santificante dello Spirito.

È quanto dice l’apostolo Giovanni ai suoi fratelli nella fede: “Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia in voi e la nostra gioia sia piena”. È quanto dice anche don Enrico nel suo testamento spirituale, quando riconosce come preziosa ricompensa del suo ministero l’edificazione spirituale e il bene ricevuto da coloro che ha accompagnato: “Tra i doni concessimi dal Signore – scrive – non posso dimenticare la grande grazia di aver incontrato uno stuolo di sacerdoti che, con la loro fede, la loro generosità, il loro impegno apostolico e la loro santità mi hanno sempre tanto edificato”. Quindi aggiunge: “Alle religiose, alle consacrate, ai diaconi permanenti e a quanti si preparano al diaconato, la mia riconoscenza per il tanto bene da loro ricevuto”. E conclude: “Io non ho nessuno da perdonare. Da nessuno ho ricevuto meno di quanto potessi meritare”. Chi a ha conosciuto Dio riconoscere volentieri che quanto ha ricevuto è sempre maggiore di quanto è riuscito a offrire.

Con sincera riconoscenza la nostra Chiesa diocesana raccoglie l’eredita spirituale di questo suo amato figlio, il “padre” Enrico Tosi, che ha contribuito a renderla ricca nella fede, nella speranza e nella carità, e benedice il Signore per il dono prezioso della sua testimonianza.

Sia egli accolto nella gloria dei giusti e possa contemplare lo splendore del Regno, promesso dal Signore Gesù a quanti ha voluto chiamare “i suoi amici”. La comunione dei santi sia la sua ricompensa e la pace di Dio il suo riposo eterno. Amen

+ PIERANTONIO TREMOLADA 30 dic 2024 14:52