Mons. Enrico Tosi: il ricordo indelebile
“Quello che ho incontrato negli anni del mio servizio in Seminario non è più il mons. Montini che ebbi modo di conoscere a Ponte di Legno”. Parte con questa considerazione la seconda parte del “suo” Paolo VI di mons. Enrico Tosi
“Quello che ho incontrato negli anni del mio servizio in Seminario non è più il mons. Montini che ebbi modo di conoscere a Ponte di Legno”. Parte con questa considerazione la seconda parte del “suo” Paolo VI di mons. Enrico Tosi. L’arciprete del Capitolo della Cattedrale, a dispetto dei suoi 95 anni, è pronto al viaggio a Roma per prendere parte alla canonizzazione di quello che, con pieno titolo, considera il “suo” Papa. In occasione del primo ricordo, quello relativo agli anni trascorsi in Alta Valle Camonica dove don Enrico, allora giovane curato, ebbe modo di incontrare più volte mons. Montini che saliva a Ponte di Legno per brevi periodi di vacanza, anticipò che c’era altra pagina che conservava nel suo personale libro dei ricordi. Si tratta di quelli che lo legano a Montini diventato papa, innamorato della Chiesa e dell’umanità. Sono i ricordi legati ai tanti incontri che mons. Tosi ebbe con Paolo VI più volte incontrato a Roma, accompagnando intere generazioni di giovani preti bresciani che, all’indomani dell’ordinazione, erano ricevuti in udienza dal Papa. “I suoi sprazzi di luce che hanno arricchiti i miei primi anni di sacerdozio – ricorda don Enrico – sono diventati, da Papa, fasci li luce che, in occasione di ogni incontro romano, mi inebriavano di gioia”. E per spiegare questa sensazione mons. Tosi prende a prestito le parole pronunciate dal card. Martini il 26 settembre del 1984 quando presiedette in Cattedrale a Brescia una celebrazione in suffragio di Paolo VI.
“Come pochi – sono le parole che il sacerdote prende a prestito dall’Arcivescovo di Milano – tu sei riuscito risvegliare nell’uomo di oggi il brivido del mistero e il senso della trascendenza, lo stupore per la singolarità di Cristo uomo-Dio, il sapore delle realtà sovraumane presenti nella umanissima vita della Chiesa”. E di Cristo parlava anche ai giovani sacerdoti bresciani che per tanti anni mons. Tosi ha accompagnato a Roma. “Dopo il suo sorriso di compiacimento per la nostra presenza – ricorda don Enrico – iniziava a parlarci di Cristo. La sua parola accalorata riusciva a scaldare i nostri cuori, mentre il suo volto sembrava trasfigurarsi. In più di un’occasione mi è sembrato di rivevere l’esperienza del Tabor”. Ancora oggi l’arciprete del Capitolo della Cattedrale si commuove a quei ricordi che testimoniano l’amore che Paolo VI ebbe per la sua Chiesa e che trova riscontro in tantissime pagine del suo episcopato. Ma è un ricordo personale, strettamente personale, quello con cui mons. Tosi chiude questa seconda parte del “suo” Paolo VI. “Nei confronti di papa Montini – afferma – conservo un debito di gratitudine, per un gesto che mi ha profondamente commosso”. Il suo ricordo va al 1978. Come tradizione mons. Tosi è sceso a Roma con i sacerdoti novelli di quell’anno. “Al termine dell’udienza – ricorda – noi sacerdoti bresciani siamo saliti sulla tribuna dell’aula Nervi per la foto di gruppo. Il Santo Padre era molto stanco e mi chiese di accompagnarlo sino alla sua automobile”. Appoggiandosi al suo braccio, Paolo VI percorse il breve tragitto chiedendo notizie di Brescia, del Seminario, di don Giovanni Antonioli. “Soprattutto – continua il sacerdote – mi chiese l’aiuto della preghiera perché sentiva prossimo il suo incontro con il Signore e viva era la consapevolezza delle tante responsabilità del Papa”. Mons. Tosi ha ancora negli occhi e nel cuore la benedizione che gli impartì il Papa. Due mesi dopo, il 6 agosto, Paolo VI raggiungeva la Casa del Padre.