Mons. Busca: "La cosa bella qui oggi siete voi: la Chiesa"
Il saluto del vescovo Marco al termine della liturgia di ordinazione epicopale
E' stata una giornata di gioia per la Chiesa bresciana che oggi in Cattedrale si è riunita intorno a don Marco Busca, consacrato vescovo da mons. Luciano Monari. Che lo Spirito Santo lo accompagni nel suo cammino alla guida della Diocesi di Mantova. Riportiamo il testo del saluto del vescovo Busca al termine della Sua ordinazione. Per una purissima grazia del Signore, fin da quando ero ragazzo sono stato attratto da due misteri: la Santa Trinità, che guardavo con stupore ammirato per l’amore che le persone divine si scambiano l’un l’altra, e la Chiesa.
Sin da allora la Chiesa è stata per me l’esperienza più forte della vita; all’inizio è stata la scoperta che vivere il “noi” è meglio che stare chiusi nell’io, poi col tempo, quasi per una cucitura dei due misteri, ho incontrato la Chiesa fatta dalle persone che si amano in Dio, tessute insieme nello Spirito Santo, nella vita stessa del Signore riversata su di noi. La via della Chiesa è la via della bellezza, perché colui che ci unisce è lo Spirito Santo, l’amore stesso del Padre e del Figlio.
La nostra comunione è frutto della sua azione e se acconsentiamo ad essere una cosa sola in Cristo, come Lui e il Padre sono una cosa sola, manifestiamo una umanità bella, belli perché uniti. Quella che abbiamo vissuto oggi è la festa della Chiesa, che il Signore ci ha preparato. La nostra gioia è la gioia di essere parte di questo corpo dove è vinta la solitudine, dove l’uomo entra morto e esce vivo, la gioia di essere la Sposa di Cristo che può avere anche tante rughe ma se si unisce al suo Sposo diventa bella, trasfigurata di luce, e sale con lui nel Regno.
Quanto a noi ministri, oggi la nostra gioia è quella dell’amico dello Sposo che accompagna la sposa fino a Cristo e poi gliela consegna tra le mani. Non siamo i padroni della Chiesa ma semplici strumenti, collaboratori di Dio, scelti per presentare a Cristo la sua sposa rivestita di vesti belle, in una liturgia di comunione, di adorazione che da gloria alla Santa Trinità e ci permette di anticipare il Regno già sulla terra ed essere un segno luminoso per il mondo.
Quanto a me, sono un uomo a cui Dio ha usato misericordia e mi ha ritenuto degno di fiducia chiamandomi a servire la sua Chiesa come vescovo. Ricevo questo dono dell’episcopato che è pesante di grazia e lo accolgo per voi, perché porti frutto nelle vite dei cristiani. Vorrei essere solo uno strumento che serve l’opera di Dio, per favorire l’appuntamento del Padre coi suoi figli.
Ho trovato la forza di mettermi a disposizione della volontà di Dio e dire il mio sì alla sua chiamata solo perché questo sì poteva essere pronunciato “in Cristo”: è attraverso di Lui che sale il nostro Amen al Padre. Ma Cristo non fa nulla senza il suo corpo e in questi mesi ho avvertito molto forte il sostegno delle vostre preghiere, dunque questo SI alla volontà del Signore l’abbiamo detto insieme. Ho chiesto al Signore di esaudire tutte le preghiere che voi avete elevato per me facendomi la grazia di un “cuore episcopale” che sia punto di incrocio di tutti i fedeli che sono chiamato a servire. Ciascuno sappia che nel cuore del suo vescovo può incontrarsi con tutti i fratelli perché lì tutti sono conosciuti e custoditi.
Cari amici, ciascuno di voi ha contribuito oggi a far convergere in questa chiesa il corpo di Cristo. Se il senso del ministero del vescovo è riunire la Chiesa per glorificare la Santa Trinità e annunciare agli uomini che sono amati e redenti da Dio, dico – con le parole di san Paolo – che questo è un “nobile lavoro” (1Tm 3,1) a cui dedicarmi “non per forza, ma volentieri” come esorta san Pietro (1Pt 5,2).
E infine, un pensiero va ai molti fratelli che hanno lavorato per far indossare alla Sposa di Cristo la veste bella di questa liturgia e di questa festa ecclesiale. La gratitudine che io esprimo a voi qui sulla terra è poca cosa rispetto alla sovrabbondanza di grazia con cui il Signore ricompensa chi dona con gioia.
Leggi l'omelia di mons. Luciano Monari