Lo spirito della politica
Don Sergio Passeri, responsabile per la cultura, ha curato l’introduzione al testo dedicato all’omelia pronunciata dal Vescovo in occasione della solennità dei Santi Patroni
“In un tempo nel quale le parole che ruotano attorno alla “politica” appaiono sempre più sprezzanti – sintomo di una diffusa delusione e di una crescente disaffezione per questo ambito – risalta con maggior evidenza il tono di coloro che persistono nel voler rimarcare l’esigenza di un “profilo alto” e del “volto bello” della politica. In linea con quanto il Concilio Vaticano II e i successivi pronunciamenti magisteriali hanno sottolineato, anche le parole del nostro Vescovo cercano di rievocare ‘il grande valore della politica’, proprio quando in molti sembrano non sperarci più”. Così don Sergio Passeri, responsabile per la cultura, introduce il testo “Lo spirito della politica” pubblicato dalla Fondazione San Francesco di Sales e in vendita a un euro (può essere un ottimo dono per i tanti candidati delle nostre comunità alle prossime amministrative). In questo volume don Sergio accompagna, attingendo dal Magistero della Chiesa, la lettura dell’omelia pronunciata dal Vescovo in occasione della solennità dei Santi Patroni. Negli ultimi anni, complici anche alcuni cattivi esempi, in molti hanno preferito restare lontani dalla vita politica, ma “con chiarezza inequivocabile, Giovanni Paolo II – scrive don Passeri – nella Christifideles laici afferma che ‘I fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione politica (…): le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo, di corruzione (…), come pure l’opinione (…) che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo, né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica’”.
Testimoni autorevoli. Anche la politica ha bisogno di testimoni autorevoli che sul modello di persone come don Luigi Sturzo contraddistinguano il loro impegno con lo studio, la passione e la dedizione. Non ci si improvvisa. “La vita politica – continua don Sergio – richiede che qualcuno vi si dedichi direttamente, in prima persona. A questi, ricorda il Vescovo, va il nostro “rispetto” e la nostra “gratitudine”. La responsabilità dell’impegno politico tuttavia richiede un ‘profilo alto’, declinato nelle parole chiave: onestà, profondità e lungimiranza. Sotto questo aspetto si può richiamare il legame della spiritualità con la politica, due mondi solo apparentemente estranei. La forza interiore diventa il punto d’appoggio in una “professione” – vocazione – che non può perdersi nella superficialità”.
La vita spirituale. La spiritualità dovrebbe sorreggere l’azione politica per avere uno sguardo d’insieme sulle cose. “Già nei primi secoli cristiani Ireneo di Lione affermava, in opposizione al disprezzo gnostico del mondo, che l’uomo è spirituale per la partecipazione allo Spirito e non per l’abbandono della carne. Questo permette di inserire l’impegno politico in una visione spirituale che non minimizza, ma al contrario sorregge il compito storico di fare scelte giuste in ordine al bene comune. Senza una visione della vita, della comunità umana e della storia si profila la tentazione di ‘navigare a vista’, di concentrarsi sul particolare perdendo di vista l’insieme, di perdersi cioè in superfice e non intravedere le ragioni profonde dell’esistenza”.
Il bene comune. Un buon politico è colui che ha a cuore il bene comune. “La forma spirituale della politica se, da un lato, esige che vi sia una dedizione per il bene delle persone, per il rispetto della loro dignità e un interesse all’intera comunità umana (internazionale), dall’altro richiede l’attenzione verso gli altri, verso gli avversari politici. Il fine comune fa dell’avversario non un nemico da annientare, ma un concorrente nei confronti del medesimo bene da perseguire”. In un mondo in cui la comunicazione corre sempre più veloce sui social, è importante fare attenzione anche all’uso delle parole. “La parola può edificare o distruggere. In questo campo essa andrebbe pesata e usata con sapienza. Ogni parola banalizzata, non mantenuta o non usata per il bene della famiglia umana rischia di far perdere credibilità a chi presume di mettersi a servizio della politica”. La Chiesa, anche se per qualcuno dovrebbe essere silente, ha il compito di stimolare la responsabilità dei laici. Ma il “Concilio è chiaro nell’affermare che essa, ‘in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata a nessun sistema politico’, ed è al contempo «il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana»”.