Le ragioni di un incontro
Il 1° giugno scorso le Acli hanno celebrato gli 80 anni dalla fondazione, incontrando papa Francesco, in un’affollatissima aula Paolo VI in Vaticano. Non è stato un appuntamento protocollare, ma una scelta precisa che dice qualcosa di noi. Prima di tutto è stato un momento di popolo: più di 6.000 aclisti da tutta Italia (tra cui i 220 bresciani!) e da molti Paesi del mondo per rifondare l’impegno verso i valori di giustizia sociale, solidarietà e lotta contro le ingiustizie, specialmente in un tempo di cambiamenti accelerati che lasciano molti smarriti e confusi.
Incontro. Abbiamo deciso di celebrare l’ottantesimo anniversario delle Acli in questo modo innanzi tutto per incontrare papa Francesco, che dell’impegno contro le ingiustizie e per la solidarietà ci è testimone e maestro. Ma soprattutto per riaffermare che la nostra storia e il nostro impegno hanno un’origine precisa, che porta il nome del Santo papa bresciano. Essere in aula Paolo VI ha significato tornare all’origine del nostro cammino, con tutta la ricchezza di questi 80 anni.
Lotta. Al Papa, alla Chiesa e a Dio abbiamo voluto presentare la realtà dei poveri che lottano contro l’ingiustizia, nella quale continuiamo a tuffarci con rinnovata energia. A questa lotta con cui i poveri vogliono essere protagonisti del proprio destino partecipiamo con la pratica della solidarietà autentica, che non si riduce a qualche atto sporadico di buon cuore o di generosità, ma consiste nella capacità di creare legami solidi, resistenti alle avversità della vita. Solidarietà significa pensare e agire in termini di comunità, di “noi” anziché di “io”. Vuol dire impegnarsi per il bene comune e non per gli interessi individuali. Significa anche lottare contro le cause strutturali della povertà, l’iniquità, la mancanza di lavoro e di casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. È affrontare gli effetti devastanti dell’Impero del denaro: la guerra, i dislocamenti forzati, le migrazioni dolorose, la tratta di persone, la droga, la violenza, la devastazione della nostra casa comune. La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia, ed è esattamente il compito che ancora ci aspetta.
Storia. Abbiamo celebrato l’anniversario insieme a papa Francesco per affermare che questi 80 anni sono anche una storia di fede, che trova espressione nella “C” della nostra sigla. Essere cristiani non è una “cosa in più da fare”, ma una radice profonda che tiene insieme la nostra vita e la nostra azione. Attraverso la formazione delle coscienze, a partire dai dirigenti e dal qualificato personale delle Acli, possiamo integrare fede e vita quotidiana, scoprire che non sono binari paralleli, ma si intersecano e si impastano l’una con l’altra. Non si può vivere la fede fuori dalla concretezza della vita: la fede ci pungola ad abitare il quotidiano in profondità, oltre la superficie, a riconoscere le radici dei fenomeni che incontriamo. La fede ci aiuta a guardare la realtà non solo facendo analisi sociologiche, ma lasciandoci sconvolgere dal grido dei poveri e della terra. Ci invita a guardarci dentro e scoprire che cosa ci sta veramente a cuore, che cosa ci fa sperare, da dove può scaturire la forza per portare avanti il nostro impegno. La fede ci scomoda, non ci permette di essere soddisfatti dello status quo, ci pungola ad andare sempre oltre, a sognare ogni giorno un nuovo traguardo e ad assumere la posizione del servizio, di chi non si mette al centro, ma fa spazio all’altro e aiuta ciascuno e ogni comunità – qualsiasi sia il loro orizzonte di fede – a dare il meglio di sé e a offrire un contributo al bene comune.
Vite. L’incontro delle Acli con papa Francesco alla luce della fede non è stato ispirato da un’ideologia, ma dalla realtà delle vite di chi soffre e che incontriamo ogni giorno. Noi non lavoriamo con idee astratte, ma con le persone concrete e le loro difficoltà. Abbiamo i piedi nel fango e le mani nella carne. Le Acli odorano di quartiere, di popolo, di lotta per affrontare insieme le ingiustizie sociali. Portiamo con noi, dopo 80 anni e ancor più dopo questo incontro sorgivo con papa Francesco, la ricchezza, gli stimoli e i sogni che ci vengono dalla nostra presenza nelle periferie geografiche ed esistenziali della nostra gente. Continueremo la nostra missione, con lo stile aclista, che papa Francesco ha così efficacemente sintetizzato e riaffidato come vocazione: uno stile popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano.