Le opere di Caritas grazie all'8xmille
Tante sono le persone che ogni giorno hanno necessità di aiuto, cura, interventi da parte di Caritas. Un sostegno importante per svolgere attività di prossimità arriva dai fondi dell’8xmille. Ne abbiamo parlato con Marco Danesi, vicedirettore di Caritas Diocesana.
Che importanza hanno i fondi 8xmille per le opere di carità in Diocesi?
Un’importanza notevole. Per le opere di carità sono centrali. Sono quella partecipazione delle persone, dei cittadini, che ci permette poi quotidianamente di attivare una vicinanza alle persone che sono in difficoltà.
Come sono stati tradotti in opere?
Ad esempio, nella mensa Madre Eugenia Menni, che distribuisce circa 200 pasti dal lunedì alla domenica, 365 giorni all’anno. A chiunque viene, noi diamo da mangiare. La mensa è sostenuta anche grazie ai fondi dell’8xmille. Così come il dormitorio Rifugio Caritas e la comunità di donne che escono dalla tratta della prostituzione o che hanno subito violenza in famiglia. Sono tutte realtà che hanno necessità di contributi proprio perché non hanno di per sé la capacità di sostenersi se non grazie al contributo offerto da altre persone. Il dormitorio accoglie circa 24 persone tutti i giorni dell’anno. Sette posti sono in convenzione con il Comune di Brescia. Gli altri sono ad accesso diretto tramite i centri di ascolto delle Caritas parrocchiali. Persone senza fissa dimora, che hanno spesso anche problemi di salute e di età avanzata e non possono più dormire all’aperto. Nei mesi invernali è aperta anche l’emergenza freddo, per accogliere le persone che dormono all’aperto. Accanto ai servizi stabili offerti da Caritas, ce ne sono anche di innovativi. I fondi dell’8xmille danno la possibilità di accompagnare bisogni emergenti. L’anno scorso abbiamo attivato il progetto Casa Base, una esperienza di convivenza tra sette/otto giovani: la metà studenti universitari e la metà studenti, lavoratori e ragazzi legati alla tutela minori sperimentando una esperienza di condivisione abitativa e di sostegno alle fragilità, con una speciale attenzione all’accompagnamento pedagogico. E poi il progetto Terza età si.cura insieme rivolto agli anziani, alle persone sole ed isolate, per costruire un ponte con i volontari della parrocchia. Individuando assieme ai parroci persone che magari non hanno problemi economici, ma che si sono ritirate. Il nostro intervento serve per aprire alcune porte con i volontari della parrocchia. Infine il progetto Custodi del Bello (nella foto). Rivolto a persone con gravi marginalità, ospiti magari del dormitorio o del CAS, che grazie alla cura di aree pubbliche come parchi, giardini, e piazze vengono sperimentate in attività propedeutiche al lavoro.
C’è qualche altro progetto in arrivo?
Abbiamo delle idee. Per allargare lo sguardo sulla povertà intellettuale e spirituale, come ci ha chiesto il Papa. E poi il 2025 ci sarà l’Anno Santo.