Laici creativi capaci di futuro
“Immagini di futuro. L’AC in azione tra fedeltà e creatività” è il titolo dell’assemblea in programma sabato 18 e domenica 19 febbraio a Palazzo San Paolo in via Tosio. Il presidente diocesano Giuliana Sberna rilegge l’impegno dell’Associazione sul territorio diocesano ed evidenzia alcune priorità
Il titolo “Immagini di futuro” evoca un impegno per tutta l’Associazione. Come si immagina l’Ac il futuro delle parrocchie?
L’Associazione si è data l’impegno di aiutare le nostre comunità a realizzare quel sogno di Chiesa tracciato da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Le nostre comunità devono riscoprire il gusto di sperimentare e di innovare. Immaginiamo comunità capaci di pensare alla Chiesa nel mondo con uno sguardo aperto sul territorio, che dialogano con le varie realtà sociali e civili e che siano capaci di promuovere progetti che coinvolgano destinatari nuovi e che sappiano esprimere una creatività laicale che non teme l’innovazione coraggiosa. Devono saper valorizzare l’incontro dei consigli pastorali come luogo dell’esercizio della sinodalità. Le comunità devono avere una cura per i legami e per le relazioni, devono accettare la sfida dell’accoglienza.
Ogni triennio, l’intera AC bresciana si attiva per sostenere una situazione o una iniziativa che necessita di aiuto nel mondo. Non si tratta solo di un aiuto economico, ma di sensibilizzare gli associati su una situazione che necessità di aiuto materiale e di vicinanza spirituale. Nel triennio 2014-2017 l’Ac ha messo al centro tre parole: giustizia, legalità e responsabilità…
L’iniziativa di solidarietà è parte del cammino formativo e associativo. L’attenzione al tema della cittadinanza intesa come partecipazione consapevole e responsabile alla vita della comunità civile è uno degli elementi costitutivi. La scelta è il normale proseguimento di un percorso. Abbiamo scelto un’iniziativa in collaborazione con Libera (a sostegno del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia) che potesse ridare e creare spazi di dignità per ogni uomo.
L’Ac si sta impegnando anche nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Perché avete scelto di impiegare tempo e risorse nell’accoglienza e, soprattutto, quali sono i primi riscontri?
Abbiamo sentito l’urgenza e la responsabilità di promuovere riflessioni costruttive non dominate dalla paura e azioni attorno al tema dell’accoglienza. Con l’iniziativa “Legami Aperti” dell’anno precedente abbiamo cercato di attivare processi di integrazione tra cittadini e immigrati. In particolare, le associazioni parrocchiali sono state incoraggiate ad avviare dei progetti di micro-accoglienza dei richiedenti asilo. Abbiamo chiesto all’intera comunità di mobilitarsi perché ognuno può mettere a disposizione tempo e spazi.
C’era, poi, la proposta della stesura di un “libro bianco” affidato ad ogni associazione parrocchiale per annotare i gesti, le azioni, le scelte vissute durante l’anno, singolarmente o come gruppo, per favorire trasformazioni nel tessuto sociale e civile…
Il Papa con i gesti di ogni giorno scrive l’Enciclica dei piccoli gesti. Abbiamo invitato le associazioni parrocchiali e i singoli tesserati a fare attenzione ai piccoli gesti che sanno ispirare la vita di ogni giorno e sono in grado di trasformare la vita sociale e civile.
Quali sono le difficoltà concrete che l’Ac incontra sul territorio?
L’Ac vive pienamente all’interno della Chiesa locale. La mappa dell’associazione è sovrapponibile alla Chiesa diocesana: là dove la Chiesa è più affaticata, lo è anche l’Associazione. L’Ac assume, nel bene e nel male, il respiro della Diocesi. Crediamo che l’Associazione sia capace di dire la bellezza del Vangelo ovunque e comunque, nel tempo e nei luoghi che abita. La realtà, come dice Francesco nell’Evangelii Gaudium, è più importante dell’idea. Vogliamo essere Ac nella e per la realtà che viviamo così come essa è e non come la vorremmo.
Sabato 29 aprile in Piazza San Pietro l’incontro con il Papa darà inizio alle celebrazioni per i 150 anni dell’Azione Cattolica Italiana. #AC150 Futuro Presente è il titolo dell’evento.
È un’occasione per leggere quanta strada ha fatto il laicato. Questa ricorrenza ci permetterà di ripercorrere la storia che ci ha consegnato Santi e Beati, la storia di donne e uomini che hanno vissuto la loro responsabilità nella Chiesa e nella società civile, che hanno vissuto la Chiesa da protagonisti. Ci aiuterà a rileggere anche il nostro agire. La realtà ci sta a cuore. E noi vogliamo essere significativi nel territorio in cui viviamo e nella pastorale in cui siamo inseriti.