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Brescia
di LUCIANO FEBBRARI 31 gen 2022 08:30

La vita consacrata: il bello di donarsi a Dio

“La vita consacrata testimonia ed esprime in modo ‘forte’ proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un ‘ponte’ verso Dio per tutti coloro che la incontrano”. Così rivolgeva, il 2 febbraio del 2010, Benedetto XVI ai consacrati e alle consacrate. Il 2 febbraio si celebra la XXVI Giornata mondiale della Vita Consacrata. Alle 16 in Cattedrale la Messa presieduta dal Vescovo. In tutto il mese di febbraio siamo chiamati a pregare per la vita consacrata. Ne parliamo con mons. Giovanni Palamini, vicario episcopale per la vita consacrata.

Mons. Palamini, cos’è la vita consacrata?

È una forma specifica di vivere la vita cristiana, fondata nel battesimo. Ogni cristiano per mezzo del battesimo è inserito in Gesù, quindi nella vita divina, ed è chiamato a vivere nello stile delle beatitudini; ognuno, però, secondo una sua personale vocazione: cioè secondo una modalità propria che egli scopre nel dialogo con Dio, che proietta luce sul suo vissuto e gli fa scoprire il luogo, il modo, il carisma più adatto a lui o a lei per crescere nel vero discepolato dietro a Gesù e tendere alla sua statura di Figlio. Alcune persone, per grazia, a cui corrisponde la propria libera scelta, sentono che, solo se la propria vita è totalmente donata a Dio (corpo, anima, cuore, volontà, affettività …) prende valore in sé, davanti a Dio e davanti agli uomini. Allora si affidano alla Provvidenza di Dio che fa loro scoprire le strade su cui effondere la propria affettività, la propria intelligenza, le proprie energie fisiche e spirituali… insomma, tutto se stessi; così diventano segno profetico, cioè persone che vivono con intensità la vita terrena, ma sempre con lo sguardo fisso alla meta che è Gesù Cristo, invitando così anche i fratelli che vivono più immersi nelle cose del mondo a non dimenticare la meta comune. Il loro donarsi a Dio diventa servizio ai fratelli.

Perché è in crisi?

Innanzitutto perché tutta la società vive una forte crisi di valori e, soprattutto, del senso della vita, per cui tutto sembra definirsi in uno stile proprietario della vita, individualista, consumista, utilitaristico e comodo. La vita, invece, essendo un grande dono e un valore supremo, ha bisogno di impegno, di mete alte, di profusione di tutte le energie fisiche, spirituali, intellettuali e morali che si possiedono, richiede di essere condivisa in tutti questi suoi aspetti, perché l’uomo e la donna hanno in sé la dimensione sociale, che ha bisogno dell’individuo, ma nella sua capacità di “individuare” l’altro come un “tu” con cui relazionarsi. Ora, in questo contesto ben difficilmente possono nascere vocazioni alla vita consacrata, che richiede relazioni aperte al dono di sé, a costo di rinunciare al bene proprio, affinché si compia il bene della comunità. Inoltre c’è una forte crisi di fede, che lacera anche la Chiesa: questa crisi consiste soprattutto nella separazione tra la proclamazione della fede e il vissuto quotidiano, per cui la fede sembra non avere niente a che fare con la vita; perciò si declina la vita in modo “mondano”, che non tiene conto dell’aspetto vocazionale. La stessa vita consacrata, che dobbiamo ringraziare per la testimonianza profetica, vissuta anche in mezzo a tante difficoltà e crisi, fa fatica a ripensarsi e a rinnovarsi per poter essere luce, lievito e sale per la Chiesa e l’umanità. Bisogna darle atto di una tenace perseveranza, di una viva speranza, di un amore sincero e, a volte, eroico a Gesù Cristo, alla Chiesa e all’umanità.

Di chi è il compito del rinnovamento della Vita Consacrata?

La Vita Consacrata non è altra rispetto alla Chiesa. È un dono che Dio le ha concesso e le concede, suscitando continuamente uomini e donne con diversi carismi, che le danno sempre nuovo respiro e suscitano la grazia dello Spirito. A ciascun cristiano e a tutta la Chiesa è chiesto di discernere i segni dallo Spirito per un rinnovamento e a tutti è chiesto il compito di una preghiera convinta e perseverante, di una stima della stessa vita consacrata e dei singoli consacrati, in qualsiasi situazione si trovino: pochi o tanti, giovani o anziani, in salute o infermi: possono dare testimonianza di impegno, perseveranza e spesso eroismo per essere segno di quella profezia che ci ricorda che questo mondo passa, mentre quello che ci attende è quello che ci immette nella piena comunione trinitaria, dove la vita è pienezza di amore e di gioia in Dio.

LUCIANO FEBBRARI 31 gen 2022 08:30