La scomparsa di padre Rossi
Martedì 23 luglio è scomparso all’età di 82 anni padre Alessandro Rossi, missionario scalabriniano. I funerali verranno celebrati giovedì alle 15,30 nella parrocchiale di Offlaga
Martedì 23 luglio è scomparso all’età di 82 anni padre Alessandro Rossi, missionario scalabriniano. Una vita passata all’estero, in missione ad assistere i migranti italiani, che per ragioni di lavoro avevano abbandonato l’Italia. «La sua pastorale, portata fra i nostri connazionali, creava il senso della comunità – puntualizza Padre Mario Toffari, scalabriniano, parroco della Stocchetta a Brescia, che conosceva molto bene padre Sandro – Le comunità italiane non si sentivano abbandonate e con l’orgoglio di non lasciarsi assimilare, mantenevano la memoria delle loro origini, con la speranza di ritornare in Patria. Il suo carisma era quello di collaborare con la gente e di riuscire a creare una rete di laici che collaborassero con lui». Padre Sandro nasce a Montichiari il 26 agosto 1936, a vent’anni la prima professione e 3 anni dopo quella perpetua. L’ordinazione sacerdotale a Piacenza il 17 marzo 1962. «Nei primi mesi dopo l’ordinazione ebbe un crollo fisico per lo stress della vita in missione – ricordano i confratelli - Ma l’anno successivo sperimentava “una sicurezza mai provata, come se una forza misteriosa mi sostenesse mio malgrado”. Tornava quindi in missione per rimanervi più di cinquant’anni. “La sofferenza interiore non mi abbandona mai, ma neppure sono stato abbandonato da quella forza misteriosa”. Padre Sandro ha speso la gran parte del suo ministero tra i migranti in Germania, ma è stato anche in Svizzera e in Francia. Specializzato nella catechesi, ha non solo dedicato la sua vita alla pastorale diretta, ma è stato uno studioso attento della catechesi e pastorale in emigrazione. Ha utilizzato i suoi studi soprattutto per dedicarsi per molti anni alla formazione degli adulti, partecipando ai corsi di teologia per adulti organizzati nelle varie missioni, ma anche dall’interno del Cserpe, il centro di studi pastorali di Basilea, e dell’Astea, l’ufficio per la formazione degli adulti della diocesi di Rottenburg-Stoccarda».
Il suo spirito di ricerca lo rendeva insoddisfatto dell’organizzazione e metodi di lavoro ed anche di se stesso, e questo comportava delle difficoltà con i confratelli, ma si rendeva sempre disponibile per ricercare ulteriormente. «A un certo punto si vedeva come un “tappabuchi”, un sostituto provvisorio in casi di emergenza nelle varie Missioni – si legge sull’eulogio scritto dai superiori del suo Ordine - A questo proposito, il superiore generale gli scriveva: “Male hai fatto, conoscendo la fame dei Provinciali in genere di avere a disposizione proprio dei tappabuchi, giacché di buchi se ne aprono in continuazione”. Conosceva bene le sue difficoltà ma era sorretto da profonde convinzioni. “La mia ispirazione profonda è stata lo spirito del Beato Fondatore: essere compagno di viaggio dei migranti, per sostenerli nella fede ed aiutarli a divenire fermenti di un mondo nuovo e più fraterno”». Nel ricordo del suo cinquantesimo di ordinazione faceva riferimento a una poesia attribuita ad Alessandro Manzoni: «“Regala ciò che non hai” – diceva Padre Sandro - “Questo testo esprime quello che è, per me, fonte di fiducia e speranza, soprattutto nei momenti di stanchezza o di buio: il senso della vita, è vero, sta nel viverla per gli altri! Ma che cosa posso pretendere, io, di dare agli altri, se io stesso sono povero, anzi miserabile? Ecco, quello che non ho, te lo do: non le mie miserie, che a volte scambio per grandi talenti, ma le ricchezze di Dio: la sua Parola, non la mia; la sua Pace, non la mia; la sua Luce, non la mia; la sua serenità e speranza, non la mia”». Giovedì alle 15,30 nella parrocchiale di Offlaga si svolgono le esequie fra la popolazione locale e i suoi confratelli che l’hanno accompagnato in questo suo ultimo viaggio. Dopo una vita lontano da casa passata fra i nostri migranti, ora riposa per sempre nel locale camposanto, dove la sorella Mari e i parenti l’avranno vicino.