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Brescia
15 gen 2023 16:21

La mia strada si apre nuovamente davanti a me

"La mia strada si apre nuovamente davanti a me".

Il vescovo Pierantonio Tremolada ha presieduto in Cattedrale la celebrazione di ringraziamento.

"Al bene che ho ricevuto, vorrei rispondere con altrettanto bene".

Nell'omelia, in una Cattedrale gremita di persone, il Vescovo ha ringraziato le tante persone che in questi sette mesi hanno pregato per la sua salute. E ha chiesto a tutta la Diocesi di continuare a pregare perché, nel suo ministero, possa continuare a essere segno dell'amore di Cristo.

Tra i concelebranti c'erano molti sacerdoti, i Vescovi lombardi, tra cui il bresciano mons. Marco Busca, e il vescovo emerito di Brescia, mons. Luciano Monari.

La celebrazione si è conclusa con il canto di lode del Magnificat.

A tutti i presenti è stato consegnato un rosario.

Leggi l'omelia

Desidero anzitutto rivolgere a tutti voi un caloroso saluto e ringraziarvi per aver voluto partecipare a questa Eucaristia. In prospettiva cristiana è il modo più alto per esprimere a Dio la nostra lode riconoscente. La mia personale gratitudine si rivolge in particolare ai vescovi concelebranti, ai tanti sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati e alle consacrate, ai responsabili delle diverse chiese cristiane, ai rappresentanti delle associazioni, non solo ecclesiali, a tutti i fedeli delle diverse comunità parrocchiali. Un saluto cordiale e deferente vorrei rivolgere alle autorità civili e militari, che mi onorano con la loro presenza. Saluto anche con tanto affetto familiari e amici.
La Provvidenza di Dio ha voluto che tornassimo a vederci. Personalmente sono molto felice. Con oggi riprende per me un cammino che si era interrotto ormai otto mesi fa, quando diedi notizia dell’intervento ospedaliero a cui dovevo necessariamente sottopormi, che mi costringeva ad assentarmi dalla diocesi per un lungo periodo e rendeva incerto il mio futuro. La gravità della situazione e l’esito non prevedibile dell’intervento avevano prodotto in me ansia e preoccupazione, un senso di disorientamento generale. Ho cercato di rispondere chiedendo umilmente al Signore di rendere più forte la mia fede, mettendo tutto nelle sue mani. Ora, a distanza di diversi mesi, volgendo lo sguardo all’indietro, riconosco chiaramente i segni della sua bontà e della sua grazia: un intervento riuscito, un decorso lineare senza complicazioni, una terapia dimostratasi efficace, una condizione attuale di sostanziale stabilità. Sia benedetto il nome del Signore.
Sono rientrato in diocesi la scorsa domenica, nella Festa del Battesimo del Signore. Anche questa domenica il brano del Vangelo che la Liturgia ci propone racconta dell’incontro di Gesù con Giovanni il Battista lungo le rive del Giordano. Considero questo non un caso. Sappiamo che con il battesimo di Gesù al Giordano prende avvio la sua vita pubblica, cioè la sua missione di Redentore. Mi piace pensare che la mia ripartenza in diocesi si innesti nella partenza della missione di Gesù e da questa riceva luce e forza. È la grazia che vorrei chiedere.


A questo riguardo permettete che condivida con voi un pensiero. Lo considero prezioso per me e avrei piacere che lo fosse anche per voi. Lo raccolgo dal brano del Vangelo che abbiamo ascoltato.
Siamo sulle rive del fiume Giordano, nella zona desertica della Giudea. Molte persone affollano queste rive, attratte dalla predicazione del Battista. Hanno accolto il suo invito a ricevere un battesimo di penitenza, immergendosi nelle acque del Giordano riconoscendo il proprio bisogno di salvezza. Quando Giovanni vede giungere Gesù e lo riconosce in mezzo alla folla, ha come un sussulto, lo indica ai suoi discepoli e dice di lui: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Questa frase, che la tradizione cristiana ha ripreso e ha trasformato in una formula liturgica, è molto bella ma è anche piuttosto misteriosa. Perché Giovanni chiama Gesù in questo modo? Perché non dice di lui che il Messia di Dio o il Figlio di Dio, come è detto nei Vangeli in altre occasioni? A che cosa sta pensando Giovanni quando definisce Gesù “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo?”.
Occorre fermarsi un momento a meditare sulla figura dell’agnello e sulla sua valenza simbolica. L’agnello richiama immediatamente due aspetti dell’esperienza umana: la mansuetudine e il sacrificio. È l’animale più indifeso e insieme il più tenero; non conosce la violenza ed è pericolosamente esposto a subirla. Nella pietà ebraica l’agnello evocava poi il sacrificio. Ad ogni Festa di Pasqua veniva immolato un agnello, che poi veniva consumato nel banchetto della sera in ricordo della liberazione dall’Egitto. Inoltre, al tempio di Gerusalemme spesso per il sacrificio giornaliero venivano immolati agnelli o capretti.
Definire Gesù “l’Agnello di Dio” significava riconoscere in lui il Messia destinato ad affrontare il peccato del mondo e a vincerlo nella mansuetudine e nell’offerta della propria vita. È questa l’intuizione di Giovanni, un’intuizione che lo commuove. Vedere il santo di Dio venire a lui insieme a tutti i peccatori per ricevere il suo battesimo lo lascia senza parole: egli comprende per grazia che Gesù compirà la sua missione di Redentore nella tenerezza di un amore che non teme di perdere la vita.
In un passo del Libro dell’Apocalisse, parlando degli eletti che ormai partecipano della pienezza della vita eterna, si dice che essi “seguono l’Agnello dovunque egli vada”. Questa frase oggi mi tocca profondamente. Dice bene il mio desiderio in questo momento, quello cioè di seguire l’Agnello di Dio ovunque vada. Vorrei ripartire con lui dalle rive del Giordano, seguendolo lungo la via della mansuetudine e del sacrificio.


Il mio cammino, che poteva interrompersi, riprende. Mi viene data una nuova possibilità di vita, altri giorni da contare. Grazie al mio donatore, al personale medico del San Gerardo di Monza, ai tanti che mi sono stati vicini e hanno pregato per me, la mia strada si apre nuovamente davanti a me.
Vorrei rispondere al dono con il dono. Vorrei fare di questi giorni che nuovamente il Signore di regala – non so quanti saranno – un’offerta per il bene della sua Chiesa e di tutte le persone che incontrerò. Vorrei seguire l’Agnello di Dio dovunque andrà e dovunque vorrà condurmi, senza preoccuparmi della mia vita, ma soltanto del suo Regno, che è Regno di santità, di giustizia e di pace. Vorrei consegnare all’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo le energie che per grazia sto riprendendo e chiedere a lui di spenderle a maggior gloria di Dio. Vorrei prendere dimora e rimanere nell’Amore del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me, attaccato a lui come il tralcio alla vite. Vorrei servire senza nulla chiedere per me, offrire senza nulla pretendere in cambio. Vorrei portare la luce del Redentore a tutti coloro che si sentono persi e diffondere con tutta la Chiesa il bene che riempie di gioia i cuori. Vorrei seguire l’Agnello facendomi suo servitore, contrastando ogni divisione, vincendo ogni gelosia, edificando con tutti i giusti un mondo migliore, tenendo viva la speranza dei cuori, proclamando il lieto annuncio della misericordia di Dio.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” – raccomanda il Signore ai suoi discepoli. È un invito che in questo momento sento rivolto particolarmente a me. Non pretendo di trovare spiegazioni al bene che io gratuitamente ho ricevuto: il cuore del Signore ha le sue ragioni e spesso queste sono misteriose. Il mio pensiero rimane rivolto ai tanti che ancora soffrono e lottano nella malattia. Al bene che ho ricevuto vorrei rispondere con il bene che da oggi in poi cercherò di compiere, ancora di più, con maggiore impegno e con grande umiltà, facendo della mia vita un sacrificio di lode gradito a Dio.


Ai tanti che hanno pregato per me e hanno chiesto per me la guarigione e la salute, ora chiedo che preghino per questo, perché io imiti il Signore nel dono gratuito di me stesso, camminando dietro l’Agnello di Dio nello stile della mansuetudine e nel coraggio del sacrificio. Anch’io voglio chiedere oggi per tutti voi questa grazia. Insieme potremo così offrire al mondo la testimonianza di cui c’è bisogno, opponendo alla forza devastante del male la potenza superiore della grazia che illumina i cuori. C’è infatti una luce che sempre ci precede e ci accompagna: è la luce dell’Agnello. In questa luce possiamo riprendere insieme con fiducia il nostro cammino. La nostra speranza è salda e sicura. A tutti l’augurio più affettuoso di buon cammino.

15 gen 2023 16:21