In attesa del Bambino che porta la pace
Le città e i paesi si riempiono di luci e segni che rimandano alla festa, ma il tempo dell’Avvento e il senso del Natale si trovano altrove, in altre luci
“Il Signore annuncia la pace per il suo popolo”. Sono le parole del Salmo 85 che la Cei ha scelto per l’Avvento 2017. Per mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana “appaiono come la migliore preparazione alla solennità del Natale, che si prolunga fino alla festa del Battesimo del Signore. Si tratta di una parola carica di speranza, ma anche capace di correggere e chiamare a conversione”.
Frenesia. La frenesia delle feste, l’abbaglio delle luci sempre per le nostre strade, richiamano il Natale ma come periodo per spendere, affannarsi a comprare regali e questo ci distoglie dal vero significato del Natale, la nascita del Principe della Pace (Isaia 9,6). Di pace ne abbiamo bisogno personalmente, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro e nel mondo. Una pace interiore che solo la contemplazione del Bambino nella grotta ci può dare. Gesù stesso dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Giovanni 14,27) Una pace nella famiglia che trova forza nella presenza silenziosa e stupita di Giuseppe e di Maria, chini sul Bambino a Betlemme. Una pace nei luoghi di lavoro perché quel giorno tutto si ferma, si arresta per godere la famiglia.
Parole. Una pace universale tra i popoli perché risuona nelle parole degli angeli ai pastori (Luca 2,14). E le prime persone a venire da Gesù sono i lontani (i pastori e i Magi), perché Cristo è pace per tutti i popoli. I Magi fanno un’unica cosa “adorano” (Matteo 2,11). Se non trovi Cristo non puoi fermarti ad adorare e il tuo Avvento e il tuo Natale saranno sempre una corsa nell’affanno inutile. Il messaggio del Segretario Generale prosegue ricordandoci attraverso le parole di papa Francesco che la pace di Gesù è prima di tutto un “regalo: è un dono dello Spirito Santo” (omelia del 16 maggio 2017). Il Salmo 85 ci ricorda che è il Signore ad annunciare la Pace. Nel Natale gli angeli la annunciano ai pastori; ma è soprattutto il mandato che Gesù dona agli apostoli mandandoli in missione. La missione è sempre annuncio di pace.
Preparazione. Prepararsi al Natale di pace nella Parola (i Vangeli delle domeniche di Avvento ci offrono un percorso sicuro), nella contemplazione dell’Eucaristia deve il Principe della Pace ci insegna la presenza silenziosa, dove Gesù non alza la voce e non si impone. Anzi come scrive San Francesco nella Prima Ammonizione: “Ogni giorno Egli viene a noi in umili apparenze”. La prima Parola che il Verbo incarnato pronuncia è un vagito da bambino. Una parola universale comprensibile da tutti, in tutti i popoli quindi una Parola che unisce e non divide, una Parola che chiede amore e attenzione per tutti i poveri e i piccoli della terra. Cominciamo a “inclinare l’orecchio del nostro cuore” come scrive il Poverello di Assisi per imparare a udire quel suono, quella parola universale.
Presepio. Solo una contemplazione del Presepio e del presente può portarci a desiderare la Pace che il Natale porta con sé. Contemplazione nella famiglia “Piccola Chiesa Domestica” e “Laboratorio di umanità” e “Scuola per apprendere la Fraternità universale”. Qualcuno ha iniziato a chiamare e a sostituire il Natale con la “Festa delle Luci” come gli specchi per le allodole. Per noi il Natale è annuncio di pace per gli uomini che Dio ama. Una pace umile come il Bambino tra Giuseppe e Maria, una pace feriale come la famiglia piccola chiesa domestica. Una pace necessaria per il mondo ferito da guerre e da ingiustizie.
* Ofm Conventua