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Brescia
di ELENA FESTA 30 ago 2022 11:19

Impariamo dai poveri a vivere

Mons. Piero Conti, dal 1983 fidei donum in Brasile e dal 2004 vescovo di Macapà, rilegge la sua esperienza in un Paese in continua trasformazione

In questi giorni sta diventando realtà la condivisione con la diocesi di Milano della missione a Macapà, in Brasile. Don Lino Zani ha iniziato a dare vita alla Parrocchia San Paolo VI, dove si sono inseriti anche i due nuovi fidei donum di Milano, don Walter e don Davide. L’iniziativa rientrava nelle progettualità della Quaresima missionaria. Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con mons. Piero Conti, dal 1983 fidei donum in Brasile e dal 2004 vescovo di Macapà. Don Lino Zani ha iniziato a dare vita alla Parrocchia San Paolo VI e i due nuovi fidei donum di Milano don Walter Cazzaniga e don Davide hanno condividendo i primi momenti insieme. Un sogno che è diventato realtà anche grazie alla generosità di tanti bresciani.

Mons. Conti, partiamo con una fotografia sociale del gigante economico dai piedi d’argilla che è il Brasile di oggi.

In questi 40 anni ho potuto vedere da vicino cosa “fa gola” in Brasile: il legname, la terra, le grandi piantagioni di soia e i minerali. A nord del paese l’economia si basa sulla vendita di materie prime, mentre il sud è più centrato su fabbriche e industrie. In generale manca una spinta ad essere dei piccoli agricoltori, perché ormai le grandi monocolture spingono i coltivatori in città. Qui i giovani si formano e non fanno più ritorno in campagna, e anzi, spesso emigrano. Questo porta all’invecchiamento anche delle città. Si dovrebbe puntare sulla loro valorizzazione. Il costo della vita oggi, anche in Brasile, è troppo grande, ed è bello che le parrocchie di tutto il mondo trovino delle vie per stare vicino a chi è più povero. Io sono convinto che la risposta per un futuro migliore dell’umanità non venga dai potenti, ma dai poveri, che creano una rete tra loro e hanno dei sogni comuni.

La Chiesa universale sta vivendo il grande momento del Sinodo. C’è qualcosa, a livello pastorale, che voi state sperimentando da anni e che potrebbe essere replicato sul nostro territorio?

Penso che il segreto siano le comunità piccole ma vive, basate sull’esperienza della parola di Dio e dell’incontro domenicale. In Italia le parrocchie nascono già come unità pastorali: ogni quartiere ha la sua chiesa e la preparazione della comunità è affidata ai laici. In Brasile abbiamo le parrocchie dell’interno, che il sacerdote riesce a raggiungere circa una volta al mese. E poi abbiamo la parrocchia sul Rio delle Amazzoni, che raccoglie un centinaio di comunità sotto la guida di un unico prete, che vive in barca e dice messa due volte l’anno. In questo quadro sono fondamentali gli animatori della comunità. Ed è importante anche aver riconosciuto il ministero del lettorato e dell’accolitato, perché i ministri della Parola possono celebrare la Liturgia della parola e i ministri straordinari dell’Eucarestia possono distribuirla durante la celebrazione della Parola della domenica. Con il Sinodo abbiamo visto la necessità di camminare insieme, con una partecipazione di tutte le parti della comunità.

Lei è stato ordinato sacerdote nel 1976 ed è arrivato in Brasile nel 1983. A distanza di 40 anni, cosa la colpisce quando torna in Italia, e cosa la intristisce?

Sicuramente quarant’anni anni fa c’erano molti più bambini e giovani, anche se quando sono stato a Milano di recente ho visto tanti ragazzi che partecipavano al Grest. Certo, vengono da realtà e culture diverse, ma alla fine questa è un’occasione che si ha di far incontrare i popoli. Quella di mettere insieme le culture è una sfida per la Chiesa italiana, e anche chi è più anziano e ha avuto l’esperienza delle chiese piene potrebbe approfittare di questa esperienza per accogliere nuove famiglie. Forse ciò che mi intristisce è proprio trovare le chiese vuote, ma se ci pensiamo essere missionari significa andare incontro, non aspettare che i fedeli vengano da sé. Un compito della Chiesa di oggi è quindi quello di stare in mezzo ai giovani, tenerli vicino condividendo con loro le sfide di ogni giorno.

C’è un progetto che lega la vostra realtà con la diocesi di Milano e con quella di Brescia.

Parliamo della nuova parrocchia dedicata a San Paolo VI, che nasce già con 40.000 abitanti. Abbiamo pensato a papa Paolo VI perché in questo tempo papa Francesco sta recuperando il Concilio Vaticano II, e anche noi abbiamo bisogno di ritrovare l’animazione liturgica e l’amore per la parola di Dio. A livello “pratico” la diocesi di Brescia ha già pagato tutta la struttura e da Milano sono arrivati i due fidei donum, don Davide e don Walter.

ELENA FESTA 30 ago 2022 11:19