Il Vescovo: Aiutiamo la gente a pregare
Nella prossima riunione mensile della Congrega i sacerdoti, nelle diverse zone pastorali, sono invitati a riflettere sul nuovo Messale, che, come ricorda mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei e membro della Congregazione vaticana per il Culto Divino e la disciplina dei sacramenti, non è “il libro del prete”, ma concentra in sé il deposito secolare della preghiera della Chiesa, che ha formato generazioni di cristiani: una volta “c’era l’idea che il Messale fosse il libro che serve al prete per dire Messa. In realtà questo libro contiene la norma per la celebrazione di tutta l’assemblea. È l’applicazione della visione, bella e importante, che scaturisce dall’ecclesiologia del Concilio Vaticano II: la responsabilità è propria del ministro, ma il prete non appartiene a una classe separata, svolge un servizio alla comunità”. Con l’approvazione della Sacrosanctum Concilium, il 4 dicembre 1963, si diede avvio alla riforma del Messale e degli altri libri liturgici, i cui primi frutti si ebbero nel 1970, quando, a distanza di quattro secoli esatti dal Messale riformato secondo i criteri del Concilio di Trento, fu pubblicato il Messale del Vaticano II, edito per l’autorità di Paolo VI.
Le modifiche. “Nelle scorse settimane è stato pubblicato il nuovo Messale. Siamo invitati – ha spiegato il Vescovo Tremolada nel video inviato alle Congreghe – a utilizzarlo dalla prima domenica di Avvento. Vorrei ricordare subito che, entrando in vigore il nuovo Messale, vanno assunte subito alcune modifiche che riguardano alcune preghiere liturgiche: ci sono piccoli cambiamenti ai quali dobbiamo prestare molta attenzione. Penso al Gloria e alla formula penitenziale del Confesso. Sono piccoli ritocchi importanti. E poi c’è il Padre Nostro con le due inserzioni: ‘Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male’. Dobbiamo aiutare la nostra gente a recitare il Padre Nostro in questa maniera rinnovata”.
La centralità dell’eucaristia. Con l’approvazione di Giovanni Paolo II, il 10 aprile 2000, e con il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 20 aprile del medesimo anno, il Messale Romano è giunto alla sua terza edizione tipica nel 2002, a più di 30 anni dalla prima editio typica e a più di 25 dalla seconda. “La pubblicazione del nuovo Messale diventa l’occasione per affrontare il tema della celebrazione dell’eucaristia, in particolare dell’eucaristia domenicale. Ho dedicato all’eucaristia la lettera pastorale (‘Nutriti dalla bellezza’) dello scorso anno. La lettera di quest’anno (‘Non potremo dimenticare’) non si sovrappone alla precedente: rimaniamo nella centralità dell’eucaristia”. In particolare, il Vescovo vuole ritornare su un punto decisivo: l’ars celebrandi. Per questo ha voluto immaginare una nota pastorale da condividere con i sacerdoti. “Dobbiamo essere molto attenti al nostro vissuto per dare all’eucaristia quel valore che merita”. L’eucaristia è la sorgente della vita cristiana: “Ritengo che dal punto di vista pastorale questa sia la questione decisiva: occorre celebrare bene, occorre entrare nel mistero dell’Eucaristia – scrive il Vescovo nella lettera pastorale Nutriti dalla bellezza – accettando di percorrere la strada che l’Eucaristia stessa ci apre, cioè la celebrazione… Vorrei tanto che tutti insieme imparassimo l’arte del celebrare prendendoci cura della celebrazione. Vorrei che diventassimo sempre più capaci di valorizzare tutti gli elementi che la costituiscono. Il primo servizio da rendere a chi partecipa alla Messa domenicale e feriale è l’alta qualità del celebrare”.