Il silenzio ospita l’attesa
“Attendiamo il compiersi del Mistero Pasquale del Signore, evento dal quale nasce ulteriore attesa: il compimento di tale Mistero anche nella nostra persona”. Il commento del vicedirettore dell’Ufficio per la Liturgia, don Claudio Boldini
I quaranta giorni della Quaresima iniziano nel segno austero delle cenere. Cosa è la cenere se non lo scarto della combustione operata dal fuoco? A questo sembrerebbe ispirarsi il rito del Mercoledì delle Ceneri: la creatura finita, (Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai), rischia un destino di cenere se non cambia mentalità (Convertiti e credi al vangelo). Ma nella liturgia la cenere non è scarto, è segno/invito dal quale ripartire per tornare al fuoco; il cuore pentito e le opere buone tracciano un percorso inverso: la Quaresima nell’appello a tornare a Dio intende salvarci dalla morte, frutto del peccato, e condurci alla fiamma del cero pasquale, acceso col fuoco nuovo; il cero, segno di Cristo risorto, illuminerà le nostre assemblee liturgiche, sarà accanto ai feretri dei nostri fratelli e sorelle addormentati in Cristo, a conferma che la cenere, ormai, non è che un leggero velo che, pur posandosi sulle nostre persone, verrà disperso dal vento e dal fuoco dello Spirito santo, dono del Risorto alla sua Chiesa. Non siamo più solo polvere. Un breve richiamo ora al cuore dell’Anno Liturgico: “Il sacro Triduo della Passione e Resurrezione del Signore risplende quale culmine di tutto l’anno liturgico, perché Cristo ha compiuto l’opera di redenzione degli uomini e della perfetta glorificazione di Dio specialmente attraverso il suo Mistero Pasquale, col quale ‘morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridato la vita’. La solennità di Pasqua occupa dunque il punto più alto dell’anno liturgico, come la domenica occupa quello della settimana. Grande rilievo sia dato anche al sacro digiuno pasquale, universalmente celebrato il Venerdì Santo e, dove possibile, prolungato anche il Sabato Santo”. (Guida pastorale alle celebrazioni liturgiche, 2018-2019, p. 151).
Giovedì Santo a sera. Nella Missa in Coena Domini, celebriamo il memoriale dell’offerta di Gesù, del suo Corpo e del suo Sangue, sotto le specie del pane e del vino, seguita dal comando agli Apostoli, e ai loro successori, di reiterare la Cena pasquale. Ogni volta che celebriamo la Messa si compie l’opera della nostra redenzione, in modo efficace e vero, perciò la Chiesa in questa sera ricorda l’istituzione dell’Eucaristia fonte e culmine della sua vita e, legato al sacramento, il ministero ordinato che ne rende possibile la celebrazione. San Giovanni, discostandosi dai Sinottici, evidenzia nel gesto della Lavanda dei piedi, la consegna del Comandamento Nuovo dell’Amore: l’Eucaristia, nata dall’amore di Cristo, vive dell’amore dei cristiani. La Missa in Coena Domini ha un carattere festivo, unitario e comunitario. L’adorazione, favorita dalla meditazione silenziosa, dopo la traslazione del Santissimo, sottolinea la presenza reale e permanente di Cristo nelle specie consacrate.
Venerdì Santo. Giorno di digiuno e astinenza è, a-liturgico, perchè in questo giorno e nel seguente non si celebrano Messe. Tuttavia anche il Venerdì Santo ha la sua celebrazione molto suggestiva: Celebrazione della Passione del Signore. La celebrazione non-eucaristica di questo giorno, unitamente al digiuno, ci invita a penetrare più profondamente nella meditazione e partecipazione al mistero pasquale. La liturgia del Venerdì Santo presenta ogni anno, al cuore attento del discepolo, l’obbedienza fino alla morte di Cristo per amore: “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”, (Rm 5,8), per essere salvati mediante la sua vita (5,10).
Sabato Santo. Anche il Sabato Santo è un giorno a-liturgico e di digiuno. È il giorno del Grande Silenzio, perché il Re è morto (Ufficio delle Letture). Il silenzio ospita l’attesa che conosciamo: la Resurrezione di Cristo. Attendere cambia la vita: nella misura di ciò o di chi si attende, i nostri giorni e i nostri pensieri si colorano di speranza, di gioia trattenuta, di progettualità, oppure di paura, ansia, angoscia. Ebbene, noi attendiamo il compiersi del Mistero Pasquale del Signore, evento dal quale nasce ulteriore attesa: il compimento di tale Mistero anche nella nostra persona.
Veglia pasquale. Constatiamo che a partire dal VII secolo la Veglia inizia nel pomeriggio del sabato, ma per celebrare l’eucaristia occorre attendere la notte. Affinché la celebrazione della veglia pasquale assuma davvero il suo significato occorrerebbe, effettivamente, iniziarla almeno all’imbrunire, per evitare l’apparenza della solita messa del sabato sera, solo un po’ più lunga del solito. Nell’ordinamento liturgico seguente al Vaticano II la Veglia assume piena centralità, il titolo suona: Domenica di Pasqua. Risurrezione del Signore. Veglia pasquale nella notte santa. La liturgia della Parola viene rapportata al Mistero Pasquale; la rinnovazione delle promesse battesimali viene a coinvolgere tutti nel disegno salvifico.