Il pane buono dell’educazione
Fare memoria della Beata Annunciata Cocchetti è soprattutto un invito forte perché si continui a camminare sulle sue orme
Fare memoria della Beata Annunciata, per noi sue figlie, ma anche per coloro che l’hanno conosciuta, è sempre una gioia, ma è anche un grande impegno perché non si tratta semplicemente di ricordare quello che lei ha fatto, ma è soprattutto un invito forte perché si continui a camminare sulle sue orme che hanno la loro radice in quel motto da lei scelto e che ha fortemente attuato per tutta le sua vita: “Amerò Dio con tutto il cuore perché Egli fu il primo ad amarmi e procurerò che il mio amore sia di opere e non di parole e di sterile affetto”. Qui è contenuta tutta la bella e impegnativa storia della Beata Annunciata Cocchetti della quale, proprio in questi giorni, precisamente l’11 maggio, si celebra la memoria. Donna di coraggio, di fede robusta, capace in ogni momento e circostanza di affidarsi a Dio e di camminare sulla sua strada, leggendo i bisogni concreti del suo tempo e offrendo il pane materiale a chi ne aveva bisogno, ma accanto a questo pane ha saputo porre il pane del sapere, del conoscere, del prendersi cura dell’altro. Pane, quest’ultimo, di cui c’é immenso bisogno anche nell’oggi, infatti nella realtà odierna manca spesso il pane della vera cultura, il pane che dà senso alla vita, quel pane che diventa capacità di conoscere i bisogni dell’altro e poi di farsi dono. E’ un pane prezioso che nell’odierna realtà scarseggia più del buon pane del fornaio.
La beata Annunciata è arrivata a fare tutto questo, non semplicemente perché aveva compiuto degli studi ed era diventata una brava maestra, ma perché le più grandi intuizioni educative le aveva attinte alla scuola di un Maestro speciale e, proprio a questa scuola, aveva conosciuto quel segreto educativo che altrove non avrebbe potuto scoprire. Il suo non è stato un maestro qualunque, ma è stato il Maestro per eccellenza e proprio da Lui ha imparato quella sapienza del cuore che ogni educatore dovrebbe fare sua per potere veramente entrare nel cuore delle persone. Nella sua opera la Beata Annunciata non ha cercato i primi posti, non si è preoccupata di farsi un nome, di avere uno stipendio assicurato, ma si è messa accanto agli altri semplicemente con il desiderio di portare a tutti l’Amore del Signore e, anche il suo essere maestra, proponendo alle sue educande le cose da imparare perché era un suo dovere, lo faceva con amore e per amore. Ripercorrendo la storia di questa grande donna, maestra di vita vera, scopriamo un tesoro grande che dovrebbe farci comprendere l’urgenza che proprio nella realtà odierna è fortemente presente e ci interpella . Infatti fare memoria significa proprio lasciarci interrogare da chi ci ha preceduto ed ha tracciato una buona strada, significa saper discernere per non perdere quello che anche oggi è prezioso, significa raccogliere dal profondo di un vissuto significativo quei suggerimenti che ci permettono di entrare nell’oggi e di progettare ciò che è ancora valido perché il bene vero venga seminato a larghe mani come ha fatto la Beata Annunciata.
Mons. Vincenzo Zani, venuto a Cemmo nel maggio del 2013 per la celebrazione di Madre Annunciata, così terminava il suo prezioso discorso: “In conclusione ritengo che, soprattutto nel contesto della Valle Camonica, sia indispensabile riferirsi all’esperienza di Madre Cocchetti e alla sua eredità educativa e spirituale, portata avanti prima di tutto dalle sue figlie spirituali, ma condivisa anche da numerosi laici e famiglie amiche. La Casa Madre di Cemmo, nata per educare, è un po’ come la piccola Nazareth dove Gesù è cresciuto ed ha trascorso 30 anni della sua vita terrena, crescendo in età, sapienza e grazia. Cemmo rimane sempre la Casa Madre di riferimento, cioè il fuoco del carisma vivo che ha ispirato Madre Annunciata e che deve continuare a vivere”.
