#Ilfilodellememorie. Michele Ravelli
Insegnante di religione, Michele Ravelli racconta il suo amore per la scuola, la sofferenza dei ragazzi e degli adolescenti, la riscoperta della passione di essere educatori e di contribuire a costruire belle persone. La sua testimonianza per Il filo delle memorie
Quello vissuto è stato un periodo strano, particolare, complesso e, come insegnante, quasi spaventoso. Dalla normalità di tutti i giorni, quando entravo in classe e incontravo studenti che cercavano di costruire il loro futuro sui banchi di scuola, sono passato a una situazione completamente diversa, a qualcosa di estraneo. La lontananza sembrava avere la meglio su tutto, anche sul quel processo educativo a cui ogni insegnante è chiamato. Mi sono interrogato per trovare la direzione da seguire. Personalmente ho trovato una risposta in quell’ “I care” tanto amato da don Milani. La mia direzione è stata proprio quella: prendermi cura dei miei studenti, dei miei alunni attraverso due direzioni: quella educativa e quella umana. C’è voluto tempo per capire come in verità erano i ragazzi, gli studenti, i primi a soffrire di questa situazione. Infatti hanno fatto di tutto per cercare di mantenere vivo il processo educativo. Da insegnante non è stato facile non potere guardare negli occhi gli alunni, non poter vedere le loro emozioni. Superato tutto questo, è nata poi una nuova forma di educazione bella e che ha veramente creato un sentimento di gioia condivisa con gli studenti. Non è stato facile, però, perché in certi momenti c’erano alunni che portavano sofferenza, magari per la perdita di qualcuno. Diciamo che in questo periodo la cosa bella è stata la riscoperta della forza, dell’importanza degli educatori, degli insegnati che mettono veramente al centro della loro vita la voglia, il desiderio di provare a portare questi ragazzi sulla strada di una buona umanità e di costruire belle persone. Ad oggi rimane davvero questo sentimento che, forse, prima si era perso, con non poca sofferenza. Riscoprirlo è stato veramente bello.