#Ilfilodelle memorie. Massimo Barbieri
Studente di medicina, Massimo Barbieri ha vissuto la quarantena guardando il mondo dalla finestra del suo computer. Ci racconta il senso di rinuncia, la tentazione di estraniarsi dalla realtà, il cinismo e l'aridità emotiva davanti a quanto accaduto. E' stato consolato dalla solidarietà e dal bene che ha visto intorno a sé. La sua testimonianza per Il filo delle memorie
Quello che ho provato in questi mesi fuori dall’ordinario è stato prevalentemente un forte senso di rinuncia. Mi sono chiesto come avrei potuto trascorrere tutta la mia vita così, tra le quattro mura della mia stanza, con l’unica finestra aperta sul mondo rappresentata dal mio telefono o dallo schermo del computer. Estraniarmi dalla vita esterna, dagli altri, dalla socialità? Rinchiudermi in me stesso, in questa stanza e continuare a vivere così? La cosa che mi ha maggiormente addolorato è stata forse il fatto di non avere provato quel dolore che avrei dovuto provare, di non essere riuscito a immedesimarmi in tutto quello che avvertivo proveniva dell’esterno, quasi relegando il tutto alla sfera della normalità, delle cose che capitano, che devono essere affrontate ma che poi passeranno per tornare a vivere tranquillamente. Inoltre sono state per me fonte di dolore le testimonianze dei medici sulla solitudine di tanti malati nel momento della morte. Il cinismo e l’aridità emotiva che spesso mi contraddistinguono sono stati messi in discussione. Quello che mi ha consolato maggiormente è avere avuto il tempo e l’opportunità di ripensarmi e pensare agli altri. Mi sono reso conto che nonostante le diversità che ci contraddistinguono da cui originano spesso occasioni di scontro, gli altri siano proprio il tramite e il fine della mia felicità. Mi sono consolato perché ho visto che questa situazione può fare emergere tantissima solidarietà. Mi auguro che questo sia quello che emergerà nel futuro.