#Ilfilodellememorie. Gabriele Zigliani
Specializzando in Medicina, Gabriele Zigliani è stato per due mesi lontano da casa. Ci racconta la preoccupazione per la salute dei sui genitori, il lavoro agli Spedali Civili e le rinunce, ma anche la compagnia della fidanzata e gli hobby coltivati in queste settimane. La sua testimonianza per Il filo delle memorie
Durante questa quarantena ho provato un fortissimo senso di limitazione della mia quotidianità dovuto alle misure di lockdown che sono state attuate, anche se i miei giorni non sono cambiati molto, perché ho continuato a frequentare il mio reparto. Certo, l’attività lavorativa è stata decisamente ridimensionata in presenza dell’emergenza coronavirus. Sono stato molto in pensiero per i miei genitori, ho provato molta ansia per mio padre non più giovanissimo. L’ipotesi che potesse contrarre il virus mi preoccupava, il mio pensiero era costantemente rivolto ai miei cari che ho potuto rivedere solo nei giorni scorsi, dopo più di due mesi di separazione, anche se ancora dotati di mascherina. Ciò che mi ha addolorato di più è stato il non poter gestire la mia quotidianità come ho sempre fatto: vedere gli amici, svolgere attività fisica, vivere la normalità del convitto che mi ha ospitato negli ultimi otto anni.
La cosa che mi ha consolato è avere avuto la possibilità di trascorrere questi due mesi con la mia fidanzata. È stata un’esperienza fondamentale per combattere la solitudine delle giornate del lockdown. È stato bello poter continuare a vivere, seppure a distanza, la mia formazione convittuale, grazie agli incontri culturali proposti per via telematica e coltivare le amicizie grazie alle tecnologie. Bello è stato poter coltivare nel tempo libero hobby e passioni a cui normalmente, per via dello studio e del lavoro, non sempre potevo dedicarmi, tra questi uno dei più belli è stata la cucina.