Il diacono Giulio Colombi: colto e santo
Il 1° gennaio 2023 alla veneranda età di 97 anni si è spento presso la clinica Città di Brescia, dove era ricoverato, il diacono Giulio Colombi. Con lui non è solo scomparso un diacono permanente della prima ora, ordinato da mons. Luigi Morstabilini, ma anche un uomo di cultura e un fine intellettuale che, nel nascondimento e nel silenzio, ha donato molto alla Chiesa bresciana e, tramite il suo lavoro nella redazione dell’editrice Morcelliana, alla Chiesa italiana.
Significativo che il prof. Colombi si sia spento un giorno dopo la morte del papa emerito Ratzinger, il teologo che Giulio Colombi, con le sue traduzioni, ha contribuito a far conoscere in Italia dopo il Concilio Vaticano II.
Al nome di Ratzinger vanno poi aggiunti tanti altri nomi, da Guardini a Rahner, da von Balthasar a Danielou, da Biser a Otto: sono più di cento i libri e centinaia gli articoli che Colombi ha tradotto dal tedesco, francese, spagnolo, portoghese, danese. Colombi è sato anche un maestro che ha formato generazioni di universitari aiutandoli nella sistemazione di testi da pubblicare.
Tutta questa mole di lavoro al servizio della conoscenza della cultura contemporanea, spaziando dalla teologia alla filosofia, dalle religioni alla esegesi biblica, il professor Colombi lo ha compiuto nella più assoluta umiltà, discrezione, disponibilità.
Dal 1982 alla sua attività editoriale aggiunse anche quella di Diacono permanente della Diocesi di Brescia, esercitando il ministero liturgico nella parrocchia della Santissima Trinità e in quella dei santi Faustino e Giovita. Se, con gli abiti liturgici e manovrando il turibolo, Giulio Colombi non si muoveva proprio a suo perfetto agio, presso l’Ufficio Catechistico Diocesano, dove operò dal 1982 al 2011, diede il meglio di sé. E contribuì non poco coi suoi scritti a far conoscere la reintroduzione nella Chiesa del Diaconato permanente.
Celibe per scelta, ha servito la Chiesa in tutto: con la cultura ma anche con l’ascolto e l’aiuto a persone bisognose. Nel 2011, con l’avanzare dell’età, si ritirò di buon animo da ogni attività, vivendo le sue giornate da pensionato nella sua casa fra l’ex Seminario Maria Immacolata e la chiesa della Trinità dove sono stati celebrati i suoi funerali.
Il vescovo oratoriano mons. Carlo Manziana definì Giulio Colombi “un santo”. Aveva ragione: santo perché colto e di una umiltà unica. Ma è stato anche un uomo di grande spiritualità, di preghiera assidua e prolungata. E sapeva anche diffondere note di simpatia, di humor, di cordialità. Chi ha partecipato con lui a convegni o giornate di studio lo può attestare, a dimostrazione che gli uomini veramente colti e santi sanno essere cordiali, sorridenti, sereni e rispettosi.