Il diaconato è prezioso
Mercoledì 7 dicembre alle 18.30 in Cattedrale il vescovo Monari ordina tre nuovi diaconi permanenti: Gianpietro Arrigoni, Luca Pedroni e Vittorio Rubagotti. In totale sono 59
Risorsa preziosa. Tre nuovi diaconi permanenti per la Chiesa bresciana. Mercoledì 7 dicembre alle 18.30, in Cattedrale, il vescovo Monari presiede il rito di ordinazione per i diaconi Gianpietro Arrigoni, Luca Pedroni e Vittorio Rubagotti. Sono tutti e tre padri di famiglia: Arrigoni è di Ciliverghe e lavora in un’impresa edile; Pedroni è della parrocchia di Verolavecchia e lavora alla Comunità Betania; Rubagotti, originario del Violino, è un assistente sociale. I diaconi permanenti della Diocesi salgono così a quota 59. Il diaconato prevede un cammino spirituale e un percorso di studi universitari nella facoltà di Scienze Religiose della Cattolica. Luca e Vittorio hanno conseguito un master sulla famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.
Il servizio. Dal 2009 il delegato vescovile è don Sergio Passeri: è lui che ha il compito di accompagnare la formazione dei diaconi, che si ritrovano settimanalmente (il lunedì dalle 19.30 alle 21.30) nella Casa di via Benacense. Il pregare e il condividere le proprie esperienze diventa un modo per crescere come comunità. Tutti i diaconi permanenti sono inseriti nella pastorale parrocchiale o collaborano con gli Uffici di Curia (Mauro Salvatore è economo diocesano, Giorgio Cotelli dirige la Caritas e Gianni Milan è nella segreteria del Vescovo); tre sono impegnati nelle Cappellanie degli Ospedali.
L’identità. Nel progetto formativo si scrive che i diaconi sono consacrati e mandati al servizio della comunione ecclesiale, sotto la guida del Vescovo. Il senso del diaconato e l’esercizio del medesimo devono essere visti in relazione ad una Chiesa che cresce nella consapevolezza di essere missionaria, impegnata in cammini pastorali che si aprono coraggiosamente alla evangelizzazione.
La storia. La Chiesa, sin dall’età apostolica, ha tenuto in grande venerazione l’ordine sacro del diaconato. Negli Atti degli Apostoli e nella tradizione liturgica si può leggere la logica propria del ministero diaconale: collaborare con il ministero apostolico dei vescovi. La Chiesa ha conservato la memoria di diaconi santi, fra questi Stefano, Lorenzo e Vincenzo. A partire dal V secolo, vicende storiche portarono a un lento declino del diaconato, che alla fine rimase come tappa intermedia per i candidati all’ordinazione sacerdotale. Il Concilio di Trento (1545-1563) decretò che il diaconato venisse ripristinato, in modo che “le funzioni dei sacri ordini” non apparissero inutili e fossero “esercitate solo da coloro che sono costituiti nei rispettivi ordini”. Si deve, però, attendere il Concilio Vaticano II per vedere il ritorno del diaconato, che “potrà in futuro essere restaurato come un grado proprio e permanente della gerarchia”. Con il documento “La restaurazione del diaconato permanente” la Cei si pronuncia per il suo ripristino l’8 dicembre 1971. Quindi nel documento pastorale “Evangelizzazione e ministeri” del 1977 dichiarò: “Col ripristino del diaconato permanente, la Chiesa ha la consapevolezza di accogliere un dono dello Spirito e di immettere così nel tessuto del corpo ecclesiale energie cariche di una grazia peculiare e sacramentale, capaci perciò di maggiore fecondità pastorale”.