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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 09 nov 2018 09:46

Giovani, pastorale e vocazioni

“In che modo la pastorale giovanile deve essere vocazionale?”. Don Michele Falabretti è intervenuto in Seminario

Il Sinodo è stata un’occasione per ribadire che la pastorale giovanile è anche pastorale vocazionale. E questo è uno dei temi che sta molto a cuore al Vescovo come ha evidenziato lunedì 5 novembre nell’incontro (molto partecipato) in Seminario con i sacerdoti. Per approfondire questo tema, è stata costituita anche una commissione che farà da filo conduttore ai lavori dei diversi organismi (consiglio pastorale diocesano, consiglio presbiterale,...). Di fatto la diocesi di Brescia si prepara a vivere un piccolo Sinodo sulla pastorale giovanile e di conseguenza ad affrontare i percorsi vocazionali. “Forse il Sinodo ci ha aiutato ad aprire gli occhi, ci ha costretto a prendere la situazione in mano”. Questa ammissione di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, riassume bene i frutti di un lavoro partito da lontano e partito, soprattutto, dall’ascolto dei giovani.

In passato, abbiamo perso molto tempo, sempre secondo Falabretti, a trasformare la cura dei giovani in una questione tecnica: sostanzialmente “abbiamo dato una patina di bianco alle cose che già facevamo. Quando Giovanni Paolo II nel 2000 lanciò i laboratori della fede, noi abbiamo semplicemente dato un nome nuovo alle cose che già facevamo”. Nonostante tutto, non bisogna lasciarsi prendere “dalla depressione pastorale: abbiamo mezzi e strumenti che ci vengono dalla tradizione che ci permettono di vivere questo tempo come un’opportunità”. Del resto il messaggio del Vangelo non cambia e non muta. L’obiettivo è quello di trasmettere la bellezza di vivere da cristiani nel mondo. “I ragazzi hanno bisogno di non sentirsi soli” e devono comprendere che la Parola li aiuta a crescere. Di fronte a una cultura che ha premiato, soprattutto negli ultimi 25 anni, “l’uomo che si è fatto da solo” e ha trasmesso il messaggio che “ognuno è artefice del proprio destino, per noi cristiani la vocazione ha a che fare con una Parola che scende dall’alto e ti chiede di rispondere”.

Le indicazioni del Sinodo. Falabretti ha individuato anche alcuni scogli (semafori rossi come li ha chiamati) emersi durante i lavori del Sinodo: sono i punti sui quali si sono registrate più divergenze e osservazioni. Tra questi, ha elencato: la coscienza nel discernimento della fede e della vita con il grande tema della secolarizzazione; la sinodalità, cioè cosa vuol dire lavorare insieme; la sessualità (i giovani chiedono che la Chiesa si apra al dialogo). Se don Falabretti ha illustrato i punti salienti della riscoperta del rapporto fra pastorale giovanile e vocazioni, don Enrico Parolari ha cercato, invece, di indicare gli aspetti del Sinodo che hanno maggiormente coinvolto la formazione dei seminaristi.

LUCIANO ZANARDINI 09 nov 2018 09:46