Gambe storte ma retta coscienza (1790)
Fa quasi tenerezza la petizione di questo aspirante chierico (seminarista) della parrocchia di Leno che chiede al vescovo, sentendosi ’chiamato dal Divino spirito allo stato clericale’, di potergli concedere una dispensa per accedere prima agli ordini minori e quindi agli ordini maggiori e pertanto essere ordinato sacerdote. Il problema infatti consiste nel fatto che, per aver sofferto durante l’infanzia di una ‘racchitide’, ossia probabilmente di una forma di rachitismo, è rimasto segnato per una ’leggiera curvità nelle ginocchia da cui per altro non risente verun dolore o impedimento nel camminare, né apparisce veruna deformità che lo renda agli occhi altrui obbrobrioso o ridicolo’. Diciamo che a noi ripugna un po’ pensare che qualcuno sia obbrobrioso o ridicolo solo per delle gambe storte, ma probabilmente, la vita non era facile nemmeno allora per chi era un po’ diverso. Non solo: non sente dolori, cammina bene ‘avendo anzi tutto il moto ed agilità nelle gambe’, come del resto dichiara il chirurgo nella fede allegata. Quindi, sia pure con gambe storte, ma di retta coscienza. E così sia.
[Carte ad annum, busta 34, anno 1790]