Finalmente, l'unità pastorale Rezzato - Virle!
L’armonia tra le parrocchie di S. Carlo Borromeo, S. Giovanni Battista e dei Santi Pietro e Paolo animava la comunità rezzatese da tempo. Mancava solo renderla ufficiale. Finalmente, domenica 5 giugno, alle 17, al Santuario di Valverde di Rezzato, la Messa presieduta dal vescovo Pierantonio costituirà l’Unità pastorale Rezzato – Virle. “Il cammino – confessa il parroco, don Stefano Bertoni – è cominciato anni fa. Tra le prime scelte, risale a 25 anni fa l’idea di un bollettino interparrocchiale. Il passo fondamentale è stato costruire l’oratorio interparrocchiale “Don Bosco”, inaugurato nel 2018, di comune proprietà delle tre parrocchie. Gli stessi sacerdoti (sei sul territorio di Rezzato e Virle, ndr) sono stati nominati dal vescovo per le tre parrocchie”. Il progetto pastorale, quindi, non subirà grandi cambiamenti: l’obiettivo è continuare a seminare un suolo divenuto negli anni sempre più fertile. “Vogliamo che cresca la corresponsabilità dei laici: vogliamo passare da persone che ‘eseguono’ quanto detto dal sacerdote, a laici in grado di condurre le attività. Non ci saranno solo parrocchie che si aiutano: vogliamo costituire un nuovo modo di essere chiesa oggi.
I giovani hanno scelto ‘Sale della terra’ come titolo all’Unità: vorremmo una comunità che recupera i vangeli in modo più consapevole, sapendoli sperimentare in un contesto di attualità – sono sempre le parole di don Stefano –. Altro principio è la sussidiarietà tra gli ambienti: in passato, l’impostazione prevedeva che ogni parrocchia avesse tutto; oggi, non serve più perchè ogni spazio deve mettersi al servizio di un solo particolare settore”. Un modus operandi che avrà nuova applicazione nell’organizzazione del Grest: “Da ormai cinque anni, i tre grest, che sono dislocati nei diversi oratori in base alle fasce d’età, godono di un’unica organizzazione – spiega Noemi Reboldi, educatrice e catechista a Rezzato –. Ecco perchè credo che il passaggio all’Unità pastorale sia naturale, forte di un cammino che ci ha portato a lavorare insieme per raggiungere specifici obiettivi, come quello educativo e della trasmissione della fede”. Vale soprattutto per le giovani generazioni. La comunità adulta, almeno all’inizio, ha manifestato alcune resistenze: “La maggiore difficoltà stava nel timore di perdere la propria identità parrochiale, il proprio patrimonio storico e di fede. In questi anni, però, la gente ha scoperto la bellezza e la forza di questo cammino d’unione” ha concluso l’educatrice.